Socrate

L’arcobalenico e vegliardo presidente (ancora per poco, Deo gratias) della civiltà del dollaro, Joe Biden, ha insignito Giorgio Soros della medaglia d’oro per la libertà. Oltre al milionario apolide, ha premiato anche altri personaggi, tra cui Bono Vox degli U2. Dal punto di vista di Biden e dell’impero talassocratico statunitense, Soros figura dunque come un eroe della libertà: sarebbe d’uopo domandarsi di quale libertà esattamente. E la risposta sarebbe una sola: della libertà del mercato deregolamentato, sul cui altare vengono puntualmente sacrificati gli individui. La open society celebrata da Soros rappresenta la società più chiusa dell’intera storia umana, la società in cui l’1% detiene ricchezze pari a quelle del restante 99%. In ogni epoca storica, le idee dominanti sono state quelle delle classi dominanti, ce lo ha insegnato Marx. Ma mai prima d’oggi le idee dominanti coincidevano in tutto e per tutto con le idee delle classi dominate, che hanno metabolizzato la mappa mundi dei gruppi egemoni, di fatto rendendo pari la propria subalternità al proprio dominio subito. Se volessimo avventurarci a scrivere un “Anti-Soros” sulle orme dell'”Anti-Dühring” di Federico Engels, dovremmo sottolineare anzitutto il fatto che Soros è un nemico di classe: un nemico di classe che i giornalisti celebrano come filantropo e che Biden premia come eroe della libertà. Non dimentichiamo che, nel 1992, il turbocapitalista apolide speculò sulla lira italiana: e una nota Università italiana lo ha pure insignito, in tempi non remotissimi, della laurea honoris causa! Non vi è immagine che meglio renda conto della subalternità integrale e del grado di manipolazione organizzata oggi imperante. Non riesco davvero a immaginare una figura di subalternità maggiore rispetto a quella per cui il più grande o uno dei più grandi nemici di classe viene celebrato come filantropo ed eroe della libertà.

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