Buon Natale. Bisogna avere il coraggio di riprendere questa semplicissima formula che l’ordine del discorso c’è da tempo vorrebbe sostituire con la più inclusiva “buone feste”. Il nuovo ordine mondiale turbocapitalistico aspira ad annientare tutte le identità e le culture, asserendo che ciò è funzionale alla inclusività e al rispetto: in realtà eliminando l’identità non si rispetta nessuno e si offendono tutti, poiché solo che ha una identità forte può rispettare le altre e dialogare con esse. Il Natale è un baluardo della nostra tradizione cristiana e occidentale, non meno della cultura greca o di quella rinascimentale. Solo ricordando ciò che siamo stati possiamo sapere chi siamo e verso dove siamo diretti. Ecco perché oggi più che mai dobbiamo valorizzare la nostra identità e la nostra cultura nel mezzo della bufera nichilistica che sta soffiando poderosamente. Se non possiamo non dirci cristiani ciò non dipende solo dal motivo storicistico evocato da Benedetto Croce, secondo cui il cristianesimo è parte integrante della nostra civiltà. Accanto a questo motivo, vi è quello veritativo di tipo hegeliano, secondo cui – così nelle “lezioni sulla filosofia della religione” dello Hegel – il cristianesimo è la “religione assoluta”, quella che esprime in forma rappresentativa la verità che la stessa filosofia dialettica esprime nella forma più alta del concetto.
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