In questi giorni è tornato a pontificare, in una delle sue innumerevoli epifanie catodiche, l’immarcescibile Corrado Augias, paladino del politicamente corretto liberal-progressista. Ha spiegato che, di per sé, l’Italia sarebbe già fallita da tempo e avrebbe fatto la fine dell’Argentina, se non fosse per l’Unione Europea. Il fabula docet, naturalmente, è che dovremmo essere tutti eternamente grati a Bruxelles per la protezione che, a giudizio di Corrado Augias, generosamente ci offre, proteggendoci dal declino a cui andremmo necessariamente incontro se solo procedessimo da soli e senza detto generoso supporto. Che Corrado Augias si inscrivesse nel popoloso schieramento degli euroinomani era cosa nota da tempo. Ma con questa ultima fumettistica sortita la misura appare davvero colma. Intanto sarebbe d’uopo che qualcuno provasse a spiegare al paladino dell’arcobaleno che i drammi dell’Italia sono principiati proprio con il suo ingresso nel magnifico regno dell’Unione Europea: cosicché appare piuttosto difficile sostenere che l’Unione Europea sia la soluzione e non invece, come saldamente crediamo, il problema. Non è nemmeno troppo difficile acquisirne la giusta consapevolezza: basta anche solo confrontare il salario odierno dei lavoratori e le condizioni di vita attuali generali degli italiani con la situazione pre-UE. Disse Romano Prodi – un altro inguaribile euroinomane – che, grazie alla Unione Europea, avremmo lavorato un giorno in meno guadagnando però come se avessimo lavorato un giorno in più. Vi risulta vagamente confermata questa profezia? Pensate anche solo alla tremenda crisi finanziaria del 2007: se l’Italia avesse avuto una moneta sovrana, avrebbe potuto tranquillamente evitare di comprimere i salari e avrebbe potuto applicare politiche economiche di marca keynesiana, forse sul modello del New Deal. Cosa direbbe l’euroinomane Augias al cospetto di questa tesi? Probabilmente niente, magari si limiterebbe a ribadire in maniera pavloviana che “ci vuole più Europa”, la frase preferita dalla variegata truppa degli euroinomani e degli austerici. Diceva Marcuse, nelle pagine de “L’uomo a una dimensione”, che il pensiero dominante proprio della società capitalistica si fonda su teoremi infondati e puramente ideologici, ripetuti senza tregua con effetto ipnotico sulle masse – diciamo noi – teledipendenti e tecnonarcotizzate. Ovviamente, Corrado Augias e gli altri esponenti della tribù euroinomane non potrebbero reggere a un confronto serio di tipo “scientifico”, dove per scientifico intendiamo basato sul ragionamento, sui dati e sulla capacità di supportare le proprie tesi rigorosamente e non per slogan televisivi. Ma tant’è, nihil novi sub sole: si chiama propaganda, e ormai tutti dovremmo sapere piuttosto bene come funziona.
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