Almeno sul tema Gaza, Bergoglio sta sostenendo cose ampiamente condivisibili. Segnatamente, sta condannando il massacro di civili compiuto dalle politiche imperialistiche israeliane. Non è poco, se si considera l’assordante silenzio della cosiddetta comunità internazionale, nome ipocrita con cui l’occidente, anzi l’uccidente liberal-atlantista, nasconde la propria reale identità. Quell’occidente che, per inciso, in queste ore discute ininterrottamente con preoccupazione a reti unificate degli incendi di Los Angeles, rivelando peraltro preoccupazione soprattutto per le megaville dei milionari americani: e che decisamente meno preoccupazione rivela per le sorti del popolo di Gaza, che vive in un incendio permanente ormai da tempo immemorabile. Ebbene, leggiamo su “Il Messaggero” che un rabbino del Gran Rabbinato ha duramente attaccato Bergoglio per le sue posizioni intorno al massacro di Gaza: “le sue parole alimentano l’antisemitismo”, questa la surreale accusa rivolta a Bergoglio. A quanto pare, nemmeno lui si sottrae al teorema dominante con cui l’imperialismo di Israele vuole mettere a tacere ogni critica che gli viene mossa: secondo la narrativa propagandistica, chiunque critichi le politiche imperialistiche di Israele deve per ciò stesso essere un antisemita o, comunque, veicolare messaggi che aprono in quella direzione. Si tratta di una tesi palesemente folle e infondata, dacché la critica dell’imperialismo di Israele non c’entra nulla con l’antisemitismo: si possono infatti criticare egualmente le politiche imperialistiche di Israele e l’antisemitismo stesso, senza che la critica dell’uno comporti l’accettazione dell’altro. Ma, si sa, la propaganda si orienta su basi emotive e non razionali, e come sempre ha il solo obiettivo di giustificare l’ordine dominante, quand’anche esso sia palesemente iniquo e inaccettabile. L’apice della propaganda comunque si è raggiunto nei giorni scorsi con un articolo del “Foglio”, il quale fin dal titolo sosteneva che Israele sta lottando per difendere i nostri valori.
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