Le elezioni presidenziali statunitensi hanno visto il trionfo su tutta la linea di Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo. L’arcobalenica Kamala Harris è stata pesantemente sconfitta, contro ogni aspettativa: si pensava infatti che le elezioni vedessero un testa a testa tra i due concorrenti e, invece, abbiamo assistito a un trionfo totale di Trump. Trionfo che, a giudizio dello scrivente, dipende soprattutto dalla questione bellica in relazione all’Ucraina, se si considera che alla posizione ultrabellicista del Partito democratico Trump ha sempre contrapposto l’esigenza di un dialogo con la Russia di Putin. A quanto pare, il popolo americano non ama la guerra e forse ha compreso la sua assurdità. Le posizioni ultrawokiste e arcobaleniche della Harris non l’hanno premiata: il popolo americano non si rivela evidentemente così disponibile a cancellare integralmente la natura umana in nome del transumanesimo e dell’arcobaleno. Se, come più volte abbiamo sottolineato, peggio di Donald Trump vi è solo Kamala Harris, allora la vittoria del codino biondo può essere accolta con sobria soddisfazione, naturalmente senza cadere nella posizione assurda del suddito europeo che giubila per la vittoria dell’imperatore buono sull’imperatore cattivo. Con Trump o con la Harris, l’Europa resta comunque stabilmente una colonia di Washington e questo non deve essere in alcun modo dimenticato o sottovalutato. La salvezza, se vi sarà, non giungerà in ogni caso dalla civiltà del dollaro, questo deve essere un punto fermo irrinunciabile. D’altro canto, se Trump ha asserito di voler porre fine alla guerra in Ucraina, come è auspicabile che sia, ha anche detto che supporterà Israele in maniera totale, e dunque non vi sarà di che stupirsi se la guerra in Medio Oriente, anziché cessare, si potenzierà. L’abbiamo detto più volte, ma, come usa dire, repetita iuvant: Donald Trump non è un antagonista del sistema dominante, ma ne è un’anomalia: un’anomalia che comunque resta interna a detto sistema. Donald Trump non è affatto un socialista o un oppositore del fanatismo del libero mercato, che anzi difende a spada tratta. Se Kamala Harris celebra tanto il libero mercato quanto le derive transumaniste e arcobaleno, Trump difende il primo e critica le seconde: ma si tratta comunque di una posizione contraddittoria, se si considera che le derive di cui si diceva sono il frutto del fanatismo del libero mercato, cosicché celebrare libero mercato criticando le derive arcobaleno equivale a difendere gli effetti dei quali si celebrano le cause. Questa, in sintesi, la contraddizione in cui resta incagliato il modus operandi di Trump. Il blocco oligarchico neoliberale puntava principalmente sulla Harris, questo è innegabile: ma troverà comunque un modo di scendere a patti anche con Trump, il quale, lo ripetiamo, non è un antagonista dell’ordine egemonico ma ne è soltanto una anomalia. Per questo motivo, l’abbiamo detto più volte, dobbiamo guardare con speranza ai paesi disallineati rispetto al nuovo ordine mondiale, ben sapendo che la salvezza non arriverà in ogni caso da Washington.
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