Le recentissime elezioni che hanno riguardato alcune zone della Germania hanno dato esiti sorprendenti, anche se non del tutto inattesi. Si è infatti assistito al trionfo in parte prevedibile – soprattutto in Turingia – di Alternativ fuer Deutschland e al notevole successo del neofondato partito di Sahra Wagenknecht, un tempo esponente della sinistra radicale e oggi a capo di un movimento ascrivibile a quella che la stessa Wagenknecht ha ha avuto modo di definire una sinistra conservatrice e sovranista. In Germania, dunque, non ha vinto l’estrema destra, come goffamente ripetono i cani da guardia dell’ordine dominante, che subito liquidano come fascista tutto ciò che non rientri nei perimetri dell’ordine dominante. Molto più radicalmente, si è scardinato l’ordine simbolico della dicotomia di destra e sinistra. E hanno trionfato l’Alternativ fuer Deutschland e il partito di Sahra Wagenknecht: partiti che, al netto delle differenze (che pure non sono trascurabili), hanno in comune la rivendicazione della sovranità nazionale contro la globalizzazione neoliberale, l’opposizione alle guerre made in USA e l’esigenza di andare al di là del partito unico del capitale. Insomma possiamo asserire con fermezza che in Germania è stata compiuta la svolta copernicana della politica: le vecchie categorie tolemaiche di destra e sinistra sono state abbandonate. E ha trionfato il basso contro l’alto o, più precisamente, il sovranismo populista contro la visione del mondo della plutocrazia neoliberale egemonica. In questo caso, è auspicabile che la Germania – soprattutto nella variante Wagenknecht – indichi la via all’Europa tutta per un risveglio dal sonno dogmatico del neoliberismo atlantista. Non deve essere a riguardo essere trascurato il fatto che sia l’Alternativ fuer Deutschland, sia il partito della Wagenknecht, avevano nel loro programma l’opposizione alla guerra d’Ucraina, che la Germania, come l’Italia, sta finanziando e sostenendo sciaguratamente ormai da anni.
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