Il voto in Liguria merita un pur celere commento. Nihil novi sub sole: in questa nota locuzione antica si condensa il senso delle elezioni liguri, che, come è noto, si sono rese necessarie dopo la vicenda del presidente Toti. Ha trionfato, anche se di poco, il centro-destra bluette neoliberale sul centro-sinistra fucsia neoliberale. Continua indefessamente il giuoco dell’alternanza senza alternativa, buona solo a mantenere immutato il dominio neoliberale o, più precisamente, il volo rapace dell’aquila neoliberale con la sua doppia apertura alare. Come abbiamo chiarito nel nostro studio “Demofobia”, destra e sinistra sono oggi i due maggiordomi col diverso colore della livrea ma ugualmente zelanti nel servire gli interessi della classe capitalistica transnazionale. Un commento a sé merita l’armata Brancaleone delle forze della cosiddetta opposizione antisistemica, che si sono presentate sparpagliate e senza un programma coerente, di fatto andando allo sbaraglio e rimediando una figura che definire ridicola è ancor poco. Costoro, senza avvedersene, svolgono stabilmente la parte di utile opposizione a sua maestà il capitale, che può apparire tollerante e democratico nella misura in cui lascia esistere forze oppositive che in realtà sono puramente integrabili nell’ordine dominante e fanno valere una confusa opposizione priva di fondamento teorico e basata molto spesso sulla pappa del cuore di hegeliana memoria e sull’infantilismo di chi dice di no per partito preso senza avere una visione chiara e coerente della realtà. Queste infantili forze oppositive ricordano nettamente la figura hegeliana dell’anima bella che aspira individualmente alla sua fetta di cielo e vuole piegare il corso del mondo al suo individuale e imperativo categorico.
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