Leggere Marco Della Luna aiuta a pensare liberamente; e se per questa testata il libero pensiero è il tema conduttore, allora i nostri lettori possono stare certi che il nostro intervistato è l’intellettuale ideale a cui porgere domande su questioni definite “complottiste” dal mainstream.

Marco Della Luna è un avvocato e ha pubblicato dal 2002 ad oggi innumerevoli saggi e articoli su argomenti in ambito socio-economico e sulla manipolazione psicologica di massa; gli è stato riconosciuto di aver scoperto la sistematica falsità dei bilanci delle banche anche centrali per omessa contabilizzazione dei ricavi da creazione monetaria. Oltre ad Euroschiavi (1^ ediz. 2005) ha scritto opere di successo come Cimiteuro, Neuroschiavi, Tecnoschiavi, e altre.

Abbiamo letto il saggio ‘Oligarchia per popoli superflui’ (sottotitolo molto significativo:L’ingegneria sociale della decrescita infelice), uscito in prima edizione nel 2010, e in seconda (molto ampliata e aggiornata) nel 2018 per i tipi di Aurora Boreale. Di questo saggio ci ha impressionato la critica al mondialismo contro il quale questa Redazione si schiera nella battaglia a difesa dei valori tradizionali. Meme, fake news come nuove armi di influenza sociale, la governance oligarchica italiana tra legalità e guerra, la tirannia della quantità, le emergenze pubbliche nazionali, la liquidazione dello Stato, la sovranità economica e monetaria sono alcuni temi trattati in questo testo e su questi argomenti abbiamo posto le nostre domande.

1.           Avv. Della Luna, intanto la ringraziamo per la sua gentile disponibilità. Qualcosa è cambiato a partire dal 1981: si sono uniti i banchieri di tutto il mondo e non i proletari, al contrario di ciò che preconizzava Karla Marx. Il popolo sembra essere in soggezione per il prevedibile futuro. E’ importante la sua teoria delle quattro epoche basata su questi punti: Oligarchia territoriale, Capitalismo industriale, Capitalismo finanziario, Demotecnica. Ce la sintetizza per piacere?

Risposta: Ecco in breve la sequenza delle epoche:

1-EPOCA DELLE OLIGARCHIE TERRITORIALI, fino al 1850 circa. Vi sono molte oligarchie territoriali in competizione tra loro, perlopiù regni. Necessitano ciascuna di masse per reggersi e competere con le altre: soldati (carne da cannone), lavoratori, coloni, contribuenti; quindi favoriscono la natalità e difendono i confini. È una solidarietà necessitata tra dominanti-governati-territorio. I sovrani si espongono in prima persona: se falliscono o vengono battuti, possono perdere territori, il trono o la vita.

2 – EPOCA DEL CAPITALISMO INDUSTRIALE, dal 1850 circa al 1990 circa. La produzione in massa di beni di consumo, resa possibile dalla tecnica, crea la necessità di diffondere il reddito a strati sempre più ampi della popolazione onde poter vendere i prodotti dell’industria e remunerare il capitale investito, nonché per sviluppare l’industria bellica necessaria per le guerre coloniali e industriali. Si sviluppa l’ingegneria socio-culturale e la tecnologia della propaganda e della produzione del consenso; la democrazia si realizza come la tecnica di portare la popolazione ad approvare o accettare ciò che decide la classe dominante. In seguito, nel XX secolo, nei paesi ricchi viene ideato e inculcato il consumismo per indurre le classi subalterne ad assimilare valori e bisogni artificiali, funzionali al potere, e idonei a impedire il sorgere della coscienza di classe internazionalista e della lotta di classe. Tutto ciò porta a una maggiore distribuzione del reddito alle classi popolari: apparenza di progresso, democrazia e giustizia sociali. Intanto però si costruisce l’indebitamento pubblico e privato, quindi la dipendenza della società dai banchieri, i quali gradualmente subentrano nel potere politico reale. Il capitalismo assume il controllo delle grandi potenze, usandole come piattaforme politico-militari-tecnologiche per sottomettere e gestire le nazioni.

3 – EPOCA DEL CAPITALISMO FINANZIARIO, dal 1990 circa a ieri. I capitalisti finanziari di tutto il mondo si uniscono in un cartello per il dominio anche politico del mondo. È l’epoca del capitalismo finanziario assoluto, della fine delle ideologie e della storia nel liberismo di mercato a-temporale presentato come organizzazione definitivamente e scientificamente razionale della società globale secondo il paradigma darwinistico e malthusiano. Assistiamo a: dematerializzazione della moneta, della ricchezza, degli strumenti di azione e controllo; denazionalizzazione degli ordinamenti giuridici, con lo smantellamento degli Stati nazionali parlamentari indipendenti e democratici, delle coscienze e identità storiche nazionali nell’immigrazione di massa; progressiva omogeneizzazione delle genti e mercificazione di tutto; finanziarizzazione della società: la classe bancaria esautora e dirige lo Stato; i grandi finanzieri puntano, per massimizzare i profitti, non alla massimizzazione della produzione e delle vendite – come faceva il capitalismo industriale dell’economia reale-, bensì alla massimizzazione delle oscillazioni (bolle), le quali consentono i guadagni speculativi: da qui la successione interminabile di crisi economiche; fine della res publica (tutto è nel mercato privato) e della funzione sociale dello Stato. La smaterializzazione delle guerre e dei processi produttivi congiunta alla loro automazione rende superflue le masse e priva i popoli e i lavoratori di importanza e di forza di contrattazione; onde la graduale e crescente eliminazione dei ceti medi, la precarizzazione del lavoro dipendente e autonomo, la perdita di quote di reddito (in favore del capitale finanziario), di diritti sindacali, di capacità di partecipazione ai danni del popolo, associata a policy deflative a tutela delle rendite finanziarie. Viene riassorbita, nel tempo, la distribuzione di reddito in favore delle classi popolari, fatta nel periodo precedente per diffondere il consumismo.

4 – EPOCA DEMOTECNICA Siamo oramai da qualche anno entrati in un’epoca, a cui è dedicato il mio saggio Tecnoschiavi  (Arianna Editrice, 2019), nella quale scienza e tecnica offrono alla classe dominante la possibilità di monitorare, schedare e condizionare capillarmente e in diretta, intervenendo per legge persino nel corpo della gente, sul piano biologico: informatica, droni, smart dust, cibi, chimica, nanomacchine, denaro informatico obbligatorio. Vi è poi il trans-umanesimo: gli umani potenziati geneticamente e/o con innesti elettronici: manipolazione biogenomica, gestione zootecnica della popolazione. Così diviene oggettivamente possibile la soluzione dei problemi di sovrapopolazione, inquinamento, esaurimento delle risorse – e delle guerre per accaparrarsi le risorse stesse: si tratta di ridurre radicalmente la consistenza e i consumi della popolazione del pianeta mediante vari strumenti di bio-politica che abbassano la salute, l’intelligenza, la fertilità, il desiderio di riprodursi, le difese immunitarie.

2.           Con Oligarchia per Popoli Superflui siamo di fronte ad un’opera completa e a una ricerca dettagliata su come poche élite, poche oligarchie vogliano condizionare le masse e governarle con spirito dittatoriale, anzi usando un suo termine con metodi zootecnici. Insomma obiettivo delle oligarchie mondialiste è sottomettere le istituzioni pubbliche al capitalismo assoluto?

RISPOSTA: Non obiettivo, ma passaggio obbligato nella eliminazione di ogni centro di resistenza alla mercificazione e alla controllabilità di tutto, alla manipolazione illimitata. L’obiettivo è la manipolabilità generale del mondo.

3.           Lei scrive: “I ceti medi sono eliminati e il proletariato, inteso alla Marx come categoria socioeconomica dotata di coscienza di classe, è degradato a un inerte e manipolabile Lumpenproletariat, o plebaglia”, come definita dallo stesso Marx”. Sono questi gli effetti del capitalismo di massa?

RISPOSTA Sono gli effetti del capitalismo finanziario e della sua industria culturale, non del capitalismo di massa, che non è mai esistito. Le masse accumulano debito verso i capitalisti.

4.           Impensabile ai giorni d’oggi che si potesse arrivare ad una così netta diseguaglianza dei redditi di lavoro o alla diseguaglianza della proprietà da capitale. Quest’aspetto è stato approfondito da Thomas Piketty nel suo volume Il Capitale del XXI secolo, dove egli accusa i populisti di favorire l’ingiustizia. Perché il Potere manipola la verità?

RISPOSTA Premetto che Piketty ha solo finto di andare al fondo di quel tema: se l’avesse fatto realmente, avrebbe menzionato il più potente strumento del capitalismo finanziario, ossia il monopolio della creazione-allocazione-prezzatura della moneta, cioè del fissare il tassi di interesse. Lo strumento con cui indebita la società intera (cittadini, imprese, settore pubblico) verso di sé e lo rende dipendente da sé. E’ il monopolio di un potere sovrano da cui la politica dipende rigidamente. Ciò detto, per rispondere alla domanda, aggiungo che il potere manipola la verità, o meglio l’informazione, per produrre consenso o perlomeno acquiescenza da parte della società alle scelte della classe dominate (ad esempio, guerre o tasse o l’integrazione europea), per rendere i comportamenti collettivi prevedibili, e anche per indurre altri comportamenti sociali di cui l’oligarchia ha bisogno.

5.           Da qui l’azione manipolatoria del mainstream, da qui meme e fake news come nuove armi di influenza sociale. Come dice giustamente il Suo editore, Nicola Bizzi, ‘La storia recente è piena di esempi di Meme difettati, messi in circolazione dalle agenzie di intelligence con il fine di plasmare e addomesticare l’opinione pubblica su determinati argomenti per distorglierla da un avvicinamento a corrette forme di informazioni indipendenti.” E’ oggetto di suoi diversi studi…

RISPOSTA La realtà è divenuta estremamente complessa, tecnicamente difficile da comprendere, anche per singoli settori, mentre quasi metà della popolazione è analfabeta funzionale, cioè incapace di comprendere un articolo giornalistico di media difficoltà; quelli capaci di capire qualcosa sono una piccolissima minoranza; eppure tutta la popolazione si fa un’idea complessiva della realtà sociale, politica, economica, internazionale, etc., come se conoscesse e capisse: è un automatismo della mente umana, che non sospende il giudizio su ciò che ignora o non capisce, ma si fa una concezione esplicativa generale della realtà, vi crede e la difende. Quindi la quasi totalità della popolazione vive in ogni caso in una rappresentazione illusoria della realtà. Dato questo, il produrre consenso e governare consiste nel guidare e plasmare quest’illusione, non nel crearla imponendola o sottraendo un’informazione corretta. Vulgus vult decipi. Nei miei studi mi sono concentrato sulla creazione e sull’inculcamento generale (attraverso scuola, media, istituzioni) di concezioni ingannevoli della moneta e della finanza, concezioni che sono alla base del consenso e del funzionamento politico del mondo odierno, e della legittimazione degli atti del potere politico.

6.           L’euro non è una moneta ma il simbolo monetario del blocco del cambio tra le monete dei paesi aderenti. Il blocco favorisce la svalutazione della produzione dei paesi più ricchi a vantaggio di quelli più poveri al fine di un livellamento di una competitività che favorisce il consumatore. Ma così non è, anzi ha spinto l’economia industriale del paese tecnologicamente più avanzato a delocalizzare creando una nuova forma di colonizzazione trasformando l’euro appunto in moneta coloniale come il Franco coloniale per esempio. E’ l’effetto principale della crisi del 2011, l’effetto Draghi/Trichet, i quali hanno chiesto più flessibilità al governo Berlusconi e la guerra alla Libia?

RISPOSTA: L’effetto principale del blocco dei cambi è quello di bloccare un meccanismo fisiologico di mercato, ossia il recupero di competitività da parte dei sistemi-paesi meno efficienti, come l’Italia, attraverso la svalutazione monetaria. A causa di questo blocco, gradualmente, con l’Euro, produrre in Italia è divenuto sempre più svantaggioso; perciò molte imprese e forze-lavoro e risorse finanziarie si sono trasferite e continuano a trasferirsi all’estero. Al contempo, per difendere la competitività, non potendosi svalutare la moneta, in Italia si sono svalutati i salari. Il tutto come anticipato da molti economisti in base a elementari nozioni e ripetute esperienze di economia internazionale. Chi volle l’Euro, se non era un asino, volle questo disastro per l’Italia a vantaggio della Germania. Qui si dovrebbe indagare per possibile corruzione internazionale.

7.           Adesso affrontiamo il tema assai caro a questa redazione e cioè ‘Vaccini e industria farmaceutica’. Lo scienziato è il moderno sacerdote del dogma scientifico la cui verità è  fede e l’organizzazione mondiale della sanità che è l’organo che finanzia la ricerca come recentemente affermato dall’oncologo Dr Mastrangelo manifesta dei dubbi sulla sicurezza dei vaccini, su di un sistema di eventi nocivi legati all’impiego dei vaccini, favorisce un servizio di sorveglianza della sicurezza dei vaccini; come mai allora se alla fine ci dicono che sono innocui, fanno solo bene e si devono assumere tranquillamente?

RISPOSTA I vaccini sono strumenti che, se fatti bene, producono certi effetti benefici con un certo costo e rischio per la salute; bisogna valutare circostanza per circostanza quando i benefici superano i costi e i rischi. Il problema della vaccinazione obbligatoria è che i preparati imposti e spacciati dallo Stato come vaccini sono a)prodotti malissimo dal punto di vista industriale: contaminati, di scarsa efficacia, causa di danni a breve e lungo termine; b)somministrati alla cieca, molti contemporaneamente (cosa accertatamente nociva), spesso senza bisogno o utilità (l’effetto ‘copertura di gregge’ è una bufala); c)il tutto in regime di divieto di informazione per i medici e di esonero di responsabilità per la Casa produttrice, che ha un lunghissimo curriculum di condanne anche penali per corruzione e danni.

8.           Rudolf Steiner nei primi anni del ‘900 già metteva in guardia dalla vaccinazione di massa come sistema di controllo anche animico della popolazione: lei è concorde?

RISPOSTA Posso solo dire questo: è evidente che lo Stato, imponendo scientemente a milioni di bambini, ad intere generazioni, sotto l’etichetta di “vaccini”, questi preparati industriali contaminati, inefficaci, tossici e deleteri, sta perseguendo il fine di indebolire e sabotare biologicamente le nuove generazioni, sia come mezzo di controllo demografico, che per creare più consumo di farmaci a beneficio delle ben paganti multinazionali del farmaco, e inoltre per condurre esperimenti di bio-modificazione. E questo è un esempio pratico di manipolazione zootecnica della popolazione, componente essenziale della quarta fase storica che sopra ho delineato e in cui ormai ci troviamo.

9.           E’ vero che in alcuni vaccini ci sono tracce di feti abortiti e che è possibile una mutazione del DNA in chi li assume?

RISPOSTA Così ho letto da fonti attendibili, ma ovviamente non ho la competenza né i mezzi per verificarlo.

10.         Parafrasando il titolo di un capitolo del suo saggio, il cittadino ci sembra in stato di liquidazione. L’aggettivo liquido è uscito dal linguaggio scientifico per entrare in quello sociologico, sulle piste di Zygmunt Bauman, che ha così spiegato lo spirito dei tempi: modernità liquida, oggi gassosa, ma di un gas che, contro natura, si espande verso il basso. Liquida è la modernità, forse la sua stessa democrazia, dove il popolo non ha alcun potere di scelta, di giudizio, di influenza, di contrattazione persino di scegliersi dove andare in vacanza o quale macchina acquistare perché il tutto ci sembra palesemente condizionato, non le pare?

RISPOSTA La democrazia, intesa come governo dal basso e responsabile vero il basso, e che si prende cura della popolazione generale, non è mai esistita e non può esistere. Ogni società organizzata è oligarchica e la classe dominante gestisce il popolo a proprio utile come meglio può con i mezzi via via disponibili. Questi mezzi oggi consentono di togliere alla popolazione generale quasi ogni scelta, ma senza bisogno di imposizioni, bensì per suggestioni, indottrinamento e limitazioni informative. E, inoltre, di offrire scelte innovative e compensative: cambiare sesso, sposare una persona del proprio sesso, prendere uteri in affitto, etc.

11.         Vi è una frase pronunciata dall’io narrante nell’Aleph, dunque dallo stesso Borges, che esprime più di ogni altra e con anticipo di decenni (l’opera del grande argentino è del 1952) la trappola postmoderna. Ecco già delineato il tema centrale della postmodernità, il labirinto, il disorientamento, la necessità di sensazioni sempre nuove e complesse, ed insieme l’oblio come difesa estrema dinanzi al mistero che riaffiora. Non le pare di vivere come protagonista di una società distopica che si beffa della realtà delle cose?

RISPOSTA Ancora prima di Borges, ciò fu anticipato da Gustave Flaubert in Madame Bovary: oggi viviamo in una società bovaryzzata, in cui Emma Bovary non è un’eccezione bensì la massa; una società che, come Emma Bovary, si distrugge nel rincorrere desideri fasulli, e poi, sul letto di morte, nel ricevere l’estrema unzione, ha o crede di avere un fuggevole contatto col divino.

12. La casa editrice fiorentina Aurora Boreale, di Nicola Bizzi, sta per pubblicare un’altra Sua opera, che sarà disponibile in Agosto. Ce ne può anticipare il titolo e i temi?

Si tratta di Le chiavi del potere: come legittimarsi con l’illegalità e restare per sempre ricchi, innocenti e democratici. È la nuova versione, molto ampliata e aggiornata, di un’opera che scrissi nel 2002. Descrive il ruolo delle illusioni e dello story telling nel funzionamento reale dello stato e della società. Lo story telling di democrazia, stato di diritto, trasparenza, giustizia, magistratura. Dimostra come il potere si legittima e funziona proprio violando le sue leggi ufficiali. Analizza il ruolo che la ‘giustizia’ svolge in questo senso, quindi l’impossibilità che la giustizia rispetti la legge, e la necessità di nascondere ciò che realmente avviene nei tribunali. Dimostra anche che il contratto sociale esiste, ma il popolo è il suo oggetto, non il suo soggetto.

 





Citazioni

“Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui”. (P.P. Pasolini, "Verso il genocidio", 1974)







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