Il neoliberismo, fase suprema dell’egemonia delle classi dominanti e del nuovo spirito dell’anarco-capitalismo liquido-finanziario, si presenta anche nella forma di una fede fanatica e di una religione integralista dell’economia capitalistica: una fede incrollabile, in grazia della quale – nel trionfo di un credo quia absurdum privo di trascendenza – il mercato ha sempre ragione per principio, anche quando ha palesemente torto. A suffragarlo è, oltretutto, il perseverante contegno degli “austerici” neoliberali, che seguitano indefessamente, con tenace dogmatismo, a riproporre fideisticamente le stesse ricette dell’austerity e della compressione della spesa pubblica, benché esse siano state smentite dalle dure repliche della realtà: ricette che, essendo alla base della crisi del 2007, non possono, “per la contraddizion che nol consente”, figurare come la sua soluzione: non diversamente da come è impossibile curare la malattia potenziando l’assunzione del veleno che l’ha cagionata.
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