“Esistono tre modi con cui l’uomo tenta di superare il senso di solitudine: la sessualità, il conformismo e l’attività creativa. Nel primo caso il risultato è un sempre crescente senso d’isolamento, poiché l’atto sessuale, senza amore, non riempie mai il baratro che divide due creature umane, se non in modo assolutamente momentaneo.
La soluzione più frequente scelta dall’uomo è l’unione col gruppo. Se io sono uguale agli altri, sia nelle idee che nei costumi, non posso avere la sensazione di essere diverso. Sono salvo: salvo dal terrore della solitudine. L’unione ottenuta mediante il conformismo, non è intensa né profonda; è superficiale e, poiché è il risultato della routine, è insufficiente a placare l’ansia della solitudine.
Un terzo modo per raggiungere l’unione è l’attività creativa: sia che il contadino coltivi il grano o il pittore dipinga un quadro, l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione. Questo, tuttavia, vale solo per il lavoro produttivo, per il lavoro nel quale io progetto, produco, vedo il risultato della mia fatica. Ma nel moderno processo di lavoro, il dipendente, anello di una catena senza fine, è un’appendice della macchina o dell’organizzazione burocratica”.
Erich Fromm, “L’arte di amare”
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