Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha recentemente incontrato a tu per tu Larry Fink, il capo di BlackRock, la più grande società di investimenti del mondo. La quale – apprendiamo – potrebbe aiutare il governo in molti modi. Ovviamente, come si sa, gli aiuti non sono mai “gratuiti”, ma contemplano sempre una contropartita. Per parte sua, nel raduno di Pontida, Salvini ha spiegato che a pagare per la crisi devono essere i banchieri e non i lavoratori. Le parole di Salvini sono in questo caso perfettamente condivisibili, peccato però che risultino ampiamente disattese dal modus operandi del governo di cui egli fa parte. Come peraltro suffragato dal fatto poc’anzi ricordato: mentre Salvini dice che devono pagare i banchieri, Giorgia Meloni si incontra con il colosso Blackrock, e non certo per far pagare a loro i costi della crisi. Sovvengono le parole di Ovidio: video meliora proboque, deteriora sequor. Non è certo un mistero il fatto che il governo della Destra bluette neoliberale e atlantista di Giorgia Meloni sia orientato in senso decisamente filobancario. Ricordate quando dicevano di voler tassare gli extra profitti delle banche e poi si guardarono bene dal farlo? Sarebbe ingiusto e fuorviante comunque attribuire questa tendenza filobancaria unicamente al governo di Giorgia Meloni, quando in realtà si tratta di un modus operandi che ormai caratterizza ampiamente in Occidente la politica a ogni latitudine, a destra come a sinistra. Si potrebbe anzi dire, come abbiamo fatto nel nostro studio “Demofobia”, che la politica in Occidente è ormai integralmente commissariata dalle banche e dai grandi gruppi di investimento americani. Sono le agenzie di rating e il ricatto permanente dello spread a decidere delle linee politiche dei governi, operando In maniera tale per cui quando un governo si discosta dai desiderata delle classi capitalistiche transnazionali viene colpito o addirittura fatto cadere, come accadde in Italia nel 2011. Per parte loro, i politici a destra come a sinistra figurano sempre più come semplici maggiordomi al servizio del grande capitale finanziario, quello che decide sovranamente le linee della politica in nome del proprio interesse. Per questo, quella che stiamo vivendo non è affatto una democrazia, essendo invece una plutocrazia neoliberale finanziaria che si struttura nella forma di una oligarchia finanziaria plebiscitaria. Il popolo decide con le elezioni i maggiordomi politici da mandare in Parlamento a prendere gli ordini dai grandi gruppi finanziari americani. Il conflitto politico tra destra e sinistra figura allora oggi come lo scontro fra i maggiordomi con la livrea bluette e quelli con la livrea fucsia per guadagnare il posto in parlamento e per prendere gli ordini dai gruppi dominanti no border. La chiamo alternanza senza alternative o, se preferite, Partito Unico fintamente articolato del capitale. Fa sorridere di un riso amaro pensare che Giorgia Meloni si era accreditata evocando la patria e la sovranità nazionale, quando il suo governo risulta totalmente piegato alla voluntas delle classi capitalistiche transnazionali e dei gruppi di investimento finanziario no border.
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