Socrate

In un commento infuocato sul suo profilo Twitter o X che dir si voglia, Giuseppe Conte ha tuonato contro il riarmo dell’Europa e contro l’impiego politico dell’emergenza. Ha detto, non senza buone ragioni, che il riarmo dell’Europa è sostanzialmente una follia e che la “psicosi”, così l’ha definita, dell’emergenza viene utilizzata ad arte per imporre misure a nocumento degli italiani. Leggiamo direttamente le sue parole: “Teniamoci pronti: vogliono spingerci ad abbracciare la psicosi di un attacco imminente. Diffonderanno vademecum su come reagire e sopravvivere in condizioni di emergenza. Ci spingeranno a costruire bunker, ad accumulare scorte e riserve di cibo, medicine. Cosi forse sarà più facile far digerire ai cittadini un folle Piano di riarmo da 800 miliardi di euro”. Parole difficilmente smentibili, davvero: la paura come strategia governamentale, la falsa narrazione dell’attacco imminente, che in realtà non esiste se non nella testa ideologicamente orientata degli euroinomani di Bruxelles, il desiderio folle del riarmo e dunque del profitto del capitale bellico. Analisi perfettamente sottoscrivibile, ma c’è un però, come si suol dire. A formulare questa analisi è Giuseppe Conte, che nel tempo dell’emergenza epidemica ha sostanzialmente proposto una strategia analoga a quella che ora critica, anche se per contrastare un nemico diverso, il virus. Non l’avrete senz’altro dimenticato, il visconte dimezzato giallofucsia, quando faceva le sue epifania catodiche vespertine e, a colpi di dpcm, limitava le nostre libertà e i nostri diritti in ragione dell’emergenza e dell’esigenza di garantire la sicurezza sanitaria. Da che pulpito, dunque, ora Giuseppe Conte vuole metterci in guardia rispetto alla narrazione emergenziale relativa alla guerra e volta a garantire il riarmo e la dominazione sulle masse impaurite e teledipendenti? Non si accorge, forse, il fu visconte dimezzato giallofucsia che ciò che ora critica è esattamente ciò che egli stesso fece nel 2020? L’abbiamo scritto a chiare lettere nel nostro studio “Golpe globale. Capitalismo terapeutico e grande reset”: che sia epidemica o bellica, energetica o climatica, l’emergenza figura nel quadro del sistema turbocapitalistico come un preciso metodo di governo; un metodo di governo in forza del quale l’emergenza stessa viene impiegata per imporre misure restrittive e repressive, giustificate come se fossero volte a garantire la sicurezza nel tempo emergenziale. Nulla di nuovo sotto il sole, se non il fatto davvero tragicomico che i carnefici di ieri si ergono al ruolo non richiesto di redentori di oggi.

(Visualizzazioni 1 > oggi 1)