È morta, in un probabile attentato, Daria, la figlia del filosofo russo Aleksandr Dugin. Verosimilmente, l’obiettivo dell’attentato era il filosofo stesso. Non si sa, almeno per ora, chi siano i responsabili di questa tragedia. Sappiamo però con certezza che Dugin è un filosofo scomodo, decisamente disallineato rispetto al nuovo ordine mentale di completamento del nuovo ordine mondiale turbocapitalistico e atlantista. Alcuni, esagerando, lo ritengono l’ideologo di Putin. Due sono i cardini della sua visione: in primis, l’euroasiatismo, vale a dire la dottrina secondo cui Europa e Asia costituiscono un unico continente e debbono stringere relazioni solidali di unità e cooperazione, in nome di un mondo multipolare sottratto alla presa del mortifero imperialismo statunitense, nemico principale sullo scacchiere internazionale. In secondo luogo, Dugin ha elaborato una originale visione filosofico-politica detta la “quarta teoria politica”: essa consiste sostanzialmente in un superamento dialettico del comunismo, del fascismo e del liberalismo; la quarta teoria politica di Dugin si pone come superamento dialettico di suddette tre dottrine politiche, nel senso che le toglie e le conserva, o più precisamente ne rimuove gli aspetti contraddittori, superati e falsi e ne conserva quelli veri, validi e attuabili. Le nostre più vive condoglianze al filosofo per questa vicenda davvero tragica. Mai come in questi casi, la filosofia può svolgere una funzione di consolazione riflessiva.
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