Anche il mondo animale non smette di trasmetterci preziosi insegnamenti. L’altra mattina osservavo con attenzione un cagnolino particolarmente scontroso e “ringhioso” nel suo atteggiamento generale, nel suo rapporto con gli altri e con il mondo. Sembrava del tutto inconsapevole – lo dico bonariamente – della propria irrilevanza. E ciò lo rendeva particolarmente divertente nelle sue goffe e impacciate movenze. E notavo, tra me e me, sorridendo, che i cani di piccola taglia sono, usualmente, quelli che abbaiano di più, trasfigurati dalla rabbia. Hanno un’innata tendenza ad abbaiare sguaiatamente, carichi di ira. Quasi come se la loro fosse una protesta cosmica contro la natura, che li ha voluti sì piccoli e impotenti. Schiumano e si agitano, con gli occhi iniettati di sangue, digrignando i denti e cercando a tutti i costi lo scontro: ma quando poi si tratta di praticare realmente lo scontro, fuggono guaendo a zampe levate e si sottraggono al confronto, con ponderata codardia. Per questo, preferiscono usualmente abbaiare incontenibilmente quando sono dietro il cancello che li protegge: quando li incontri per strada, abbassano lo sguardo e si defilano, accelerando anzi il passo. Soprattutto, quando vedono cani più grandi e maestosi, che sovranamente ignorano la loro stessa esistenza, danno il meglio di sé: la loro stolta ira si moltiplica, e ciò per tre ragioni essenzialmente. Anzitutto, una sorta di rabbia primordiale, un latrare irrefrenabile contro una sorte che li ha voluti sì diversi da quegli esemplari più grandi e più maestosi. In secondo luogo, debbono autopersuadersi di non essere così piccoli e irrilevanti. Devono persuadere se stessi, ma poi anche il padrone e il pubblico – canino e umano – che li circonda, acciocché la loro pochezza paia meno evidente e, per così dire, smussata. In terzo luogo, sperano in ogni modo che il loro abbaiare scomposto attiri l’attenzione dei nobili cani di taglia superiore: un loro cenno, un loro sguardo, una loro minima considerazione li potrebbe rinfrancare e far sentire meno piccoli, meno insignificanti. Potrebbe generare in loro la rincuorante illusione di contare qualcosa nell’universo. Attirare gli esemplari più grandi e maestosi in una pur inutile pugna con loro sarebbe per loro già una vittoria, dacché significherebbe in qualche modo entrare nel circolo dell’apparire per chi invece non sa neppure della loro esistenza. E quanto più vengono ignorati e lasciati permanere nella loro goffa irrilevanza, tanto più i cani di piccola taglia si infuriano, si fanno ringhiosi e abbaianti, la bava cola incontenibile dalle loro fauci di modestissime dimensioni. Cercano in ogni guisa di attirare l’attenzione dei più maestosi e grandi esemplari, che, guardandoli divertiti dall’alto, continuano incuranti a occuparsi d’altro, con ciò favorendo ulteriormente l’ira schiumante del barboncino o del chihuahua di turno. Che continuerà ad abbaiare e ad agitarsi fino allo sfinimento, ottenendo però un unico risultato: perdere la compagnia di chi ancora, nonostante tutto, sta loro intorno; e, soprattutto, far spazientire il loro padrone, che potrà all’occorrenza perfino ripudiarli.
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