Non solo l’opacità, ma anche la volatilità e la fluidità caratterizzano intrinsecamente il finanz-capitalismo e il mondo sussunto entro i suoi spazi. In particolare, il combinato disposto di smaterializzazione del valore e di tecnologie dell’informazione permette a capitali enormi di muoversi in maniera istantanea da un Paese all’altro con un semplice tocco sulla tastiera dei terminali, annullando le distanze e le barriere stesse dello spazio. Il tempo dei dati e delle operazioni finanziarie, sconnesse da ogni substrato materiale, è quello in cui si rincorrono informazioni e in cui si genera danaro potenzialmente all’infinito battendo sulla tastiera dei terminali, spostando capitali e delocalizzando le sedi nei “paradisi fiscali”: senza mai approdare al sapere, si viaggia ovunque senza mai essere in alcun luogo e senza mai fare esperienza di alcunché. Nel tempo delle e-things messe a tema da Byung-chul Han, il capitale non è da nessuna parte, giacché è rizomaticamente in ogni luogo: la digitalizzazione finanziaria del mondo lo disincarna e smaterializza il reale, sincronizzando il pianeta con le lancette della valorizzazione del valore. Produce il transito “dall’era delle cose all’era delle non-cose”, dal feticismo degli oggetti delineato da Marx al nuovo feticismo delle informazioni e dei dati, dei numeri e del virtuale.

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Di admin