Viviamo notoriamente in un tempo di ottusità, di alienazione e di oscuramento della coscienza critica. E tra le tante sciocchezze che maturano in questo tempo buio vi è anche quella secondo cui, come vanno ripetendo alcuni araldi del pensiero unico, la follia woke sarebbe un prodotto del marxismo. Si tratta naturalmente di una cialtroneria infondata, dato che voi potete facilmente leggere i testi del marxismo occidentale (Gramsci, Korsch, Lukács, Bloch, ecc.) e del marxismo orientale (Lenin, Stalin, ecc.) e non troverete mai nulla di vagamente rapportabile alle follie woke e arcobaleno, troverete se mai gli anticorpi per resistere a dette sciocchezze. Va di moda oggi la narrazione secondo cui tutto ciò che non va bene nel capitalismo nemmeno per i capitalisti più incalliti deve essere di necessità un rigurgito di marxismo, anche se il marxismo come prassi politica risulta sepolto dal 1989. Il trucco è semplice, si fa passare l’idea secondo cui il capitalismo di per sé va bene e ciò che in esso appare contraddittorio deve essere per forza opera di qualche superstite marxista non ancora estinto e non invece del capitalismo stesso nella sua logica dialettica intrinsecamente contraddittoria. Giova allora ripeterlo con enfasi: la follia woke è un coerente prodotto del capitalismo stesso e della sua logica nichilistica di abbattimento di ogni limite e di ogni confine, in nome della deregolamentazione antropologica ed economica totale. Si possono muovere molteplici critiche teoriche al marxismo, ma questa no: farlo significherebbe essere cialtroni oltre che ignoranti. Chi vuole realmente opporsi al woke deve allora opporsi al capitalismo stesso che lo produce. Lottare contro il woke difendendo il capitalismo significa lottare contro gli effetti coltivando le cause, ciò che rappresenta l’apice della sciocchezza umana.

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Di admin