L’ultima surreale uscita della immarcescibile Ilaria Salis, europarlamentare della new left dell’arcobaleno, nemica di Marx e delle classi lavoratrici, merita un pur telegrafico commenta. Ella ha proposto la sua ricetta per la questione sempre più dibattuta della cittadinanza; una soluzione semplice e lineare, che si condensa nella formula “abolire la cittadinanza”. Proprio così, per risolvere la questione la Salis taglia il nodo gordiano e propone candidamente di abolire la cittadinanza. la lotta contro la figura della cittadinanza nazionale condotta congiuntamente dalla Destra dal Danaro e dalla Sinistra del Costume. In luogo di cittadini nazionali, sottoposti al controllo dello Stato e alle sue implicazioni in termini di diritti e di doveri, il turbocapitalismo sans frontières aspira a produrre una sola massa planetaria di homines globali, cioè di consumatori sradicati e apolidi, soggiogati unicamente al controllo e alle leggi dell’economia mondializzata. I diritti del cittadino nazionale – dall’istruzione alla sanità –, garantiti dallo Stato come superiorem non recognoscens e a prescindere dalla posizione occupata dai soggetti sul piano economico, vengono spodestati a beneficio delle merci per il consumatore globale, astrattamente disponibili per tutti e concretamente accessibili a chi disponga del necessario valore di scambio. È questa la logica illogica sottesa ai processi della privatizzazione e della sua capacità alchemica di mutare i diritti in merci. La Destra del Danaro persegue scientemente, nel nome del proprio interesse di classe, questo obiettivo, che la Sinistra del Costume, con l’usuale divisione del lavoro, promuove superstrutturalmente mediante la celebrazione del borderless world e della delegittimazione in chiave liberal-progressista del concetto stesso di “cittadinanza nazionale”, liquidato alla stregua di un retaggio di sapore nazionalista e fascistoide.
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