La sinistrash dell’arcobaleno non si smentisce mai. E non smette mai di strapparci una risata zarathustriana. Come ho più volte ricordato, la sinistra rossa e comunista era dalla parte del lavoro e della lotta contro l’imperialismo, laddove l’odierna sinistra dell’arcobaleno figura soltanto come una stampella fucsia dei padroni no border e del turbocapitalismo globalizzato. Così deve essere interpretata a nostro giudizio la recente esilarante uscita dall’eurodeputata Ilaria Salis, la quale si è messa a cantare “bella ciao” contro Orban al Parlamento Europeo. Vi sarebbe davvero da ridere, se solo non vi fosse da piangere. Il trash della sinistra, in una parola della sinistrash, ha raggiunto livelli insuperabili, vette irraggiungibili, picchi epici di comicità. La new left risulta anche decisamente poco originale, visto che è fissata con il canto “bella ciao”, che forse andrebbe oggi rimodulato come “bela ciao”, in relazione al gregge omologato e arcobalenico della globalizzazione e della sinistra di accompagnamento, ormai perfettamente complementare alla destra neoliberale. Variando un’altra canzone particolarmente in auge presso gli araldi della sinistra fucsia neoliberale, bisognerebbe intonare “o partigiano, portali via”. Le sinistre padronali sono del tutto allineate all’ordine della globalizzazione neoliberale, la quale vuole l’abbattimento dei confini per favorire la libera circolazione delle merci e delle persone mercificate: è una delle battaglie più strenuamente sostenute dalla Salis, il cui motto no border è lo stesso dei padroni finanziari. Basti ricordare anche solo il caso analogo di Carola Rackete, la capitana arcobaleno che adesso si è espressa a favore delle armi per l’Ucraina e dunque per l’imperialismo di Washington.
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