Leggo che in un noto liceo di Trieste è stato introdotto il bagno unisex. E che ne è scaturita una vivace polemica cittadina e non solo liceale. Dunque, procede speditamente il programma di deregolamentazione integrale dell’immaginario: completamento del nuovo ordine mondiale nella sfera dei costumi, il nuovo ordine erotico prevede che non esistano uomini e donne ma solo consumatori unisex, votati al plusvalore economico e al plusgodimento erotico. Il woke non è altro se non il mio liberismo applicato alla sfera dei costumi, non dobbiamo mai dimenticarlo. Combattere contro il woke significa combattere anzitutto contro la causa che lo produce, cioè il capitalismo totale e totalitario. Come ho provato a mostrare nel mio studio “Difendere chi siamo”, la decostruzione preordinata di ogni identità figura come uno dei capisaldi del turbocapitalismo: l’individuo sradicato e senza identità figura come lo schiavo ideale, infinitamente manipolabile dall’ordine della produzione e del consumo. Naturalmente gli araldi della propaganda chiamano orwellianamente integrazione e inclusività i processi di sradicamento delle identità dei popoli, degli individui e delle nazioni, celebrando come progressista la deemancipazione che stanno con successo realizzando su tutto il fronte. Oltretutto abbiamo qui a che fare con uno straordinario strumento di distrazione di massa, buono a defocalizzare lo sguardo rispetto alle contraddizioni economiche sempre più lampanti. Non sfugga peraltro che la scuola italiana, in generale, versa in pessime condizioni, grazie alle ristrutturazioni neoliberali succedutesi negli ultimi lustri: molto spesso le scuole cadono a pezzi e sempre i docenti sono sottopagati, ma la priorità, a quanto pare, sono i bagni unisex. Vi sarebbe da ridere, se non vi fosse da piangere.

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