Socrate

“Prepariamoci alla guerra con Mosca. Russia minaccia esistenziale, servono 27 eserciti e più investimenti in armi”. Sono queste le folli – Non saprei qualificarle altrimenti – parole recentemente pronunziate da Kaja Kallas, Alta rappresentante per la Politica estera della UE. La Russia di Putin viene innalzata addirittura a “minaccia esistenziale”, non si capisce bene su quale fondamento se non quello dell’ideologia e della propaganda atlantista che peraltro sta alla base di questa folle guerra in corso ormai da diversi anni: guerra che, lo ripetiamo allo sfinimento, non è il conflitto della Russia contro l’Ucraina, essendo invece lo scontro che la civiltà dell’hamburger, le sue colonie europee e l’occidente, anzi l’uccidente liberal-atlantista, stanno conducendo contro Putin in quanto resistente alla americanizzazione del mondo pudicamente chiamata globalizzazione. Il guitto di Kiev, l’attore Nato Zelensky, svolge soltanto la parte di marionetta eterodiretta da Washington in funzione antirussa. Da diversi anni del resto la civiltà del dollaro ha sdoganato lo sciagurato concetto di “guerra preventiva” (ultimamente anche quello di “grazia preventiva”, concessa a Fauci): si indica di volta in volta come “minaccia esistenziale” un Paese disallineato, che sia l’Iraq o la Libia, e poi lo si aggredisce in nome della guerra preventiva. Nihil novi sub sole. E il bello è che il discorso europeisticamente corretto aveva in passato giustificato il costrutto tecnocratico dell’Unione Europea utilizzando il teorema secondo cui “l’Unione Europea ci avrebbe protetto dalle guerre”. La signora Kallas spiega che non soltanto la Russia è una minaccia esistenziale ma che gli Stati europei devono potenziare massicciamente i loro investimenti nelle armi, secondo una tendenza in atto già da anni e che ora pare destinata a potenziarsi. Ulteriori danari sottratti alla sanità pubblica e all’istruzione e destinati al peggiore degli investimenti, quello legato alla guerra. Se ne evince una volta di più la follia dell’Unione Europea, treno in corsa verso l’abisso. Lo ripetiamo per l’ennesima volta: non bisogna salvare l’Unione Europea, bisogna salvarsi da essa.

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