Così titola in questi giorni “la Repubblica”, rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico: “Nell’offensiva di Kursk le armi Nato combattono per la prima volta in Russia. E la parte del leone la fanno le forniture europee”. Tutto come da copione. Del resto, così aveva detto il segretario della NATO Stoltenberg a maggio: “L’Ucraina usi le armi occidentali per colpire in Russia”. Non sfugga l’espressione usata dal rotocalco turbomondialista: “la parte del leone”. Come se usare le armi europee per colpire la Russia fosse un gesto eroico e non invece un infame atto vigliacco, che peraltro nel caso dell’Italia si pone in diretto contrasto con lo spirito e con la lettera della nostra Costituzione, che ripudia la guerra. Insomma, un atto da coniglio e non certo da leone. Lo vado dicendo fin dal febbraio del 2022: questa non è la guerra della Russia contro l’Ucraina, come l’hanno sempre presentata; questa invece è la guerra della NATO contro la Russia, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale americanocentrico. L’Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood (l’attore più pagato di tutti i tempi) figura sic et simpliciter come instrumentum belli usato ad arte dalla civiltà dell’hamburger per accerchiare la Russia e per muovere guerra contro di essa. L’obiettivo di Washington e delle sue colonie (leggi Europa) è uno solo: far capitolare la Russia di Putin, rendendola una semplice dependance della civiltà a stelle e strisce, per poi passare alla guerra con la Cina, magari usando Taiwan alla stessa maniera dell’Ucraina. Non sfugga che, per ammissione degli stessi giornali mainstream occidentali, l’Ucraina sta invadendo la Russia con le armi occidentali: con ciò, salta la narrazione dell’Ucraina invasa che si difende. Siamo passati a una nuova strategia e a una nuova narrazione: l’Ucraina e l’occidente – meglio: l’uccidente – si presentano ora come titolati a invadere la Russia di Putin, per esportare la democrazia e abbattere la dittatura del perfido zar rossobruno. Siamo tornati al vecchio e squallido teorema per cui l’invasore a stelle e strisce non è tale, essendo invece un benefattore che dona generosamente libertà e democrazia ai paesi che invade, secondo il copione già sperimentato con la Serbia e con l’Iraq. Come nei film dell’industria hollywoodiana, Washington ha sempre ragione e sempre rappresenta la civiltà e il bene, ponendo in essere invasioni che debbono essere intese come altrettante opere benigne di espansione dei diritti e della democrazia. Una narrazione squallida e mendace, alla quale tuttavia ancora in troppi credono, aderendo all’ordine simbolico dominante di completamento dei rapporti di forza liberal-atlantisti. Si scrive globalizzazione, si legge americanizzazione imperialistica del pianeta.
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