E ora provano a far ripartire la ballata dell’emergenza terapeutica, tirando in ballo la nuova variante kp3. Quasi come se fosse un ritorno del sogno di mezza estate shakespeariano. In questi giorni i più venduti quotidiani nazionali stanno dando il meglio di sé. Si parla di impennata di casi, provando come sempre a terrorizzare le masse teledipendenti e tecnonarcotizzate. Per rinfrescare loro la memoria e per sottolineare che l’emergenza non è affatto finita. Non sappiamo, allo stato dell’arte, se la narrazione attecchirà anche questa volta come già in passato. Sappiamo però con certezza che l’emergenza permanente coincide con la nuova normalità, con il nuovo modo di governo neo-liberale delle cose e delle persone. Governare con l’emergenza, cioè imporre misure inaccettabili che però vengono accettate se giustificate come atte a contenere gli effetti nefasti dell’emergenza.Come non ci stanchiamo di ripetere ormai da tre anni, l’emergenza oscilla perpetuamente tra la fase 1 e la fase 2, come uno yoyo o rocchetto che dir si voglia. Abbiamo per ora vissuto una lunga fase 2 e nulla esclude che presto si torni alla fase 1 delle misure restrittive più repressive, sempre giustificate in nome della salute pubblica e dell’emergenza. Infame tessera verde e confinamenti domiciliari coatti, divieto di assemblea e smart working. Lo stile narrativo è sempre lo stesso, uguale a quello dello spread che sale e getta nel panico la popolazione, giustificando le misure politiche ed economiche più drastiche, nel nome dell’austerità depressiva cara ai padroni neoliberali. Lo stesso vale con i contagi, che vengono detti in crescita, per preparare l’opinione pubblica a misure drastiche di austerità terapeutica. Ma come non mi stanco di ripetere ormai da anni, la cosa sorprendente non è che il potere pratichi l’inaccettabile: la cosa sorprendente è che i più accettino l’inaccettabile e magari anzi lo desiderino con ebete euforia, pensando alla leggera che la libertà possa essere sacrificata in nome della sicurezza e che basti il sacro verbo del camice bianco a giustificare la sospensione dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione.
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