Non v’è da stupirsi. Lo dissi senza perifrasi: l’Erasmus è un metodo governamentale.
Se il capitalismo della fase imperialista usava la leva obbligatoria, il nuovo capitalismo della new economy, del mondialismo cosmopolita e della società svirilizzata usa l’Erasmus obbligatorio. Lo impiega a mo’ di naja per educare i giovani all’erranza, allo sradicamento, all’essere migranti permanenti, senza posto fisso (in ogni senso), sfruttati e contenti. Li ortopedizza in senso cosmopolitico, liberal e no border: ne fa dei pecoroni cosmopoliti, “cittadini del mondo” come lo sono i migranti. Cioè costretti a non avere fissa dimora, cittadinanza e stabilità. Ecco le sempre encomiate sfide della globalizzazione, cantate da ebeti con incoscienza felice, accademici e giornalisti a guinzaglio più o meno corto e altri stipendiati vari alla corte di sua maestà il capitale postnazionale liquido-finanziario.
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