La “democrazia” così come la intendono e la praticano gli apostoli del libero mercato figura come una marktkonforme Demokratie, una “democrazia conforme al mercato”, secondo la formula incidentalmente impiegata una volta dal cancelliere teutonico Angela Merkel: non – si badi – un “mercato conforme alla democrazia”, come si era, pur non senza contraddizioni, provato a fare con le politiche keynesiane, ma – appunto – una “democrazia” (sit venia verbo!) intesa come mero governo per i mercati e per la loro voluntas, sia pure con il formale coinvolgimento elettorale dei popoli. Il senso profondo della marktkonforme Demokratie pare lasciarsi inquadrare nel solenne e minaccioso asserto del 2018 del commissario europeo al Bilancio, Gunther Öttinger: “i mercati insegneranno agli italiani come votare”. Per l’ordine neoliberale, esistono “Stati canaglia” (rogue States) sul piano geopolitico e “Stati criminali” sul fronte economico: i primi resistono all’americanizzazione imperialistica (id est all’inclusione nell’open space del mercato globale), i secondi ai comandi dell’usurocrazia finanziaria cosmopolitica. Anche a una rapida disamina del tenore dei principali titoli degli studi sulla condizione neoliberale nel nuovo millennio, affiora chiaramente il deficit di democrazia come cifra del turbocapitalismo finanziario: Il capitale fa politica, La dittatura del capitale, Il colpo di stato silenzioso, Il perseguimento della stabilità tramite la rinuncia alla democrazia?, L’Europa a rimorchio dei mercati finanziari, La più grande rapina della storia, Il circo della politica. E molti altri ancora se ne potrebbero menzionare, dai quali si evince come la sovversione del potere democratico e la dittatura della expertise e del potere finanziario siano chiaramente additati come indici del nuovo ordine global-capitalistico.
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