La novità degna di nota è che la Germania ha preso una decisione radicale e assai discutibile. D’ora in poi, per ottenere il passaporto tedesco, bisognerà dichiarare la propria fedeltà allo Stato di Israele. Non solo. Vengono anche inasprite le regole per l’espulsione dei migranti, dacché basterà un solo “like” sulle reti sociali per venire allontanati dalla Germania. Infatti, se si metterà il “mi piace” a post che “inneggiano al terrorismo” si verrà allontanati dalla democraticissima Germania. Naturalmente sorge spontanea la domanda se l’espulsione avvenga anche al cospetto di post che semplicemente condannano le politiche imperialistiche di Israele e sostengono le ragioni del popolo palestinese. “La Repubblica” spiega che da sempre i giornalisti del “Bild” devono sottoscrivere un contratto con il quale tra l’altro “dichiarano la loro fedeltà a Israele”. Insomma, d’ora in poi questa norma viene estesa e chiunque voglia ottenere il passaporto teutonico deve dichiarare la propria fedeltà a Israele. Ci pare una norma francamente surreale e anche palesemente irrazionale: perché una cosa – giusta e condivisibile – è combattere contro l’antisemitismo, e tutt’altra cosa è giurare fedeltà allo Stato di Israele, le cui odierne politiche, sotto Netanyahu, sono massimamente criticabili per via del loro imperialismo. Si può benissimo essere contrari all’antisemitismo e, insieme, opporsi alle politiche imperialistiche di Israele. Non mi sembra poi difficile da capire. Come sempre, l’ordine del discorso dominante gioca sull’ambiguità e fa coincidere in modo niente affatto neutro l’antisemitismo con la critica a Israele, come se appunto chiunque criticasse le politiche di Netanyahu fosse eo ipso antisemita. Chissà se il governo di Scholz, che ha posto in essere questa demenziale legge, ha contezza del fatto che in Israele sempre più persone stanno contestando il governo di Netanyahu, senza per questo ovviamente dover essere bollate come antisemite, ciò che sarebbe un puro non sequitur. La Germania potrebbe tutt’al più chiedere legittimamente a chi aspira ad avere il passaporto di rinnegare l’antisemitismo, ma non certo di giurare fedeltà allo Stato di Israele, poiché la pratica del giurare fedeltà a uno Stato richiama le pagine più buie del Novecento (e proprio la Germania dovrebbe saperne qualcosa, a dire il vero). Perché mai bisognerebbe dichiararsi amici di Israele sempre e comunque a prescindere dalle politiche concrete che Israele fa e che ad esempio in questo frangente sono spietate contro il popolo di Gaza? Siamo alle solite: le tragedie del passato vengono utilizzate ideologicamente per giustificare le nuove tragedie del presente. Stupisce davvero che a offendere e a mortificare in maniera così lampante la logica e il Logos stesso sia quella Germania che è stata, dopo la Grecia, la seconda patria della filosofia, con una vera e propria translatio philosophiae ad Germanos. Chissà davvero cosa direbbero Kant e Hegel, Fichte e Schelling, Goethe e Schiller al cospetto di questo oscuramento teutonico del Logos a cui stiamo assistendo. Hoelderlin parlerebbe probabilmente, con diritto, di “notte del mondo”.
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