Ringrazio Massimo Gramellini per le educate e rispettose parole che testé mi ha dedicato sulla sua pagina facebook e per la gentile chiamata telefonica che mi ha fatto ieri sera (con un garbo che è assai raro in questi tempi). Ciò detto, ribadisco che in generale, e a maggior ragione in riferimento a Skype, il verbo “saltare” non è sinonimico rispetto al verbo “far sfumare”. Un collegamento che “salta” è altra cosa rispetto a un collegamento che “viene fatto sfumare”. Quello di ieri sera – come ciascuno può verificare rivedendo il video – non è saltato. È stato fatto sfumare, innegabilmente (se fosse saltato, non si sarebbe visto così nitidamente il video). Non da Gramellini, sia chiaro: il quale non era in regia e che sicuramente – non lo metto in dubbio – non è “un pessimo padrone di casa”. Non da Mentana, che peraltro sembrava egli per primo sconvolto dall’accaduto (si veda la sua eloquentissima gestualità nel momento dell’interruzione). Appurato che il collegamento skype è stato fatto sfumare, per quale ragione ciò è accaduto? Per ragioni di tempo, si dice ora: chiedo venia se mi sono dilungato, parlando per addirittura 30 secondi! Per ragioni di tempo stretto, dunque, sono stato bruscamente interrotto e liquidato, senza peraltro nemmeno essere stato salutato come – a proposito di garbo ed educazione – è uso fare quando si congeda un ospite (immaginate se lo stesso fosse accaduto, che so, con collegati un Monti o un Cottarelli?). L’etica del discorso vuole che si parta sempre dal presupposto della buona fede dell’interlocutore e così farò anch’io. Ancorché, a rivedere il video, tutto sembri suffragare l’ipotesi di partenza: censura della peggior specie. Per inciso, non stavo parlando astrattamente di eros e pudicizia, bensì della falsificazione mediatica della società dello spettacolo e della aggressione del liberismo ai danni dello Stato. Un’interruzione netta e repentina su questi temi avrebbe effettivamente tutte le carte in regola per presentarsi come censura, se non sapessimo, come ci ha detto ora Gramellini, che si è trattato di… tempi stretti. La domanda è, però, un’altra: non si figuravano – da veri esperti dei media che sono – che la scena venisse universalmente interpretata nel senso di una censura improvvisa? Universalmente, ripeto, anche da molti partigiani di Gramellini, che sulle reti sociali si stanno apertamente complimentando con lui per… avermi censurato. Insomma, la domanda che garbatamente rivolgo a Gramellini è la seguente: quale cattiva ermeneutica può avere indotto centinaia di persone a scambiare per censura quello che era solo un problema tecnico? Interrompere mentre si parla di eros e pudicizia può, in effetti, apparire una scelta dovuta a tempi stretti. Ma ben altra cosa è interrompere mentre l’interlocutore, peraltro con lo svantaggio della distanza rispetto ai presenti in studio, sta parlando di disinformazione della società mediatica e dei drammi dei liberismo vincente, peraltro venendo aspramente contestato da due degli ospiti (Mentana e Vianello). L’effetto, caro Gramellini, è tutto un altro, glielo assicuro. Ad ogni modo, la garbata conversazione telefonica di Gramellini si chiudeva con una promessa di invito a riprendere rapidamente insieme i temi lasciati in sospeso: “qui si parrà la tua nobilitate”.
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