La Moldavia ha detto no all’Euro e all’Unione Europea. È questo l’esito del recente referendum moldavo con il quale i cittadini sono stati interpellati e chiamati a esprimersi circa la possibilità di aderire all’Unione Europea. Si tratta di un esito particolarmente interessante, che rivela con limpido profilo come l’Unione Europea non eserciti più alcuna forza di attrazione per i paesi che ancora non ne fanno parte. Il popolo moldavo, bisogna riconoscerlo, ha rivelato in questo caso di avere le idee particolarmente chiare. Come abbiamo più volte sottolineato, l’Unione Europea non rappresenta il compimento del nobile sogno europeo di Kant o di Husserl, essendone invece la più perversa antitesi. Chi realmente ami l’Europa e la sua civiltà non può che opporsi oggi all’Unione Europea, tempio vuoto che pone in essere sic et simpliciter una tecnocrazia repressiva ed efficiente, la “spirale tecnocratica” evocata da Habermas, il dominio delle classi dominanti europee sui popoli e sui lavoratori della vecchia Europa. Lungi dal costituire il compimento del sogno europeo, l’Unione Europea rappresenta soltanto il trionfo del capitalismo assoluto o turbocapitalismo che dir si voglia: è l’apoteosi della riorganizzazione verticistica dell’Europa nel quadro del capitalismo trionfante dopo il 1989; capitalismo che, uscendo vincitore dalla guerra fredda, passa all’attacco e riorganizza in maniera radicale gli spazi della vecchia Europa sottomettendola integralmente alla logica illogica del neoliberismo radicale. L’euroinomane di Bruxelles Mario Draghi disse una volta che si trattava di salvare l’euro whatever it takes: salvare la moneta unica “a ogni costo” significa sacrificare all’occorrenza ogni altra cosa, compresa quella salus populi che invece dovrebbe essere il fine precipuo della politica. Per questo non possiamo che ribadire che occorre oggi salvarsi dall’euro e dall’Unione Europea whatever it takes. La Moldavia sembra averlo capito molto bene, come limpidamente emerge dall’esito di questo referendum in cui il popolo si è espresso in maniera chiara e distinta. L’incubo dell’Unione Europea comincia a essere ubiquitariamente percepito come tale, lasciando per converso emergere il sogno desto di una corale uscita dall’Unione Europea e di una riconquista della sovranità nazionale come base per l’esercizio della democrazia e dei diritti sociali contro il dominio del capitale.
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