“Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico (Lione, 10 a.C., – Roma, 54 d.C), imperatore dal gennaio 41 all’ottobre 54, non era “straniero”, ma romano a tutto tondo. Suo padre, Nerone Claudio Druso, fratello dell’imperatore Tiberio, era figlio di uno dei più importanti aristocratici romani della fazione senatoria repubblicana, Tiberio Claudio Nerone (che combattè contro Ottaviano nella battaglia di Perugia e che poi si riappacificò con la gens Iulia dando sua moglie in sposa proprio a Ottaviano futuro Augusto) e di Livia Drusilla, che nel 38 a.C. sposò, in seconde nozze, Ottaviano. Claudio nacque a Lione, in Gallia, poiché suo padre, Druso, era stato nominato da Ottaviano Augusto super-governatore di quella provincia. Suo fratello maggiore, Germanico, era nato 5 anni prima a Roma. Definire Claudio uno “straniero”, un provinciale assimilato, è un errore storico che testimonia o ignoranza infinita da parte di chi lo ha commesso, o malafede. Propendo per entrambe ma secondo me la malafede, in questo caso, prevale sull’ignoranza. I ceti dominanti liberal-globalisti vogliono riscrivere la Storia a immagine e somiglianza della loro ideologia e dei loro programmi politici e per questa ragione non si peritano di manipolarla a piacimento, la Storia. Così, Claudio, imperatore appartenente alla più influente delle famiglie romane del tempo, la gens giulio-claudia, nato in Gallia per mera coincidenza fortuita (così come le sue nipoti, Agrippina e Drusilla, nacquero a Colonia e a Coblenza per il semplice fatto che il loro papà prestava sevizio in Germania e sua moglie lo aveva seguito per motivi affettivi e politici), diventa uno “straniero”, un “migrante”, un antesignano delle moltitudini rainbow. Chissà se Letta ha anche apprezzato, di Claudio, il fatto che questo imperatore fosse un esponente dell’aristocrazia senatoria di tendenza filo-repubblicana, molto ligio a valorizzare le tradizioni avite tanto da arrivare a far espellere i giudei da Roma in quanto ritenuti, da Claudio, dei sediziosi che minacciavano la pax augusta. In definitiva, penso a Claudio che, sdegnato, dall’aldilà maledica Enrico Letta per aver definito lui, imperatore romano appartenente alla più romana tra le famiglie aristocratiche dell’Urbe, uno “straniero” (insulto tra i più gravi tra quelli che si potevano immaginare, ai tempi, se rivolti a un nobile romano)”. (Paolo Borgognone)
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