L’Italia è splendida in ogni suo angolo, in ogni sua città. Sono nato a Torino nel 1983 e l’Italia l’ho girata tutta, direi senza eccezioni per quel che concerne le città. Posso dire che, tra tutte, Genova è da sempre quella che amo di più, che sento più in linea con il mio spirito. Sospesa tra cielo e mare, porta (“ianua”, da cui il suo nome) tra interno ed esterno, Genova è una bellezza riservata e non per tutti. Anche se è detta la Superba, non ostenta mai il proprio splendore. Quasi sembra volerlo nascondere. A tratti simile a Napoli e a Palermo, appare più timida rispetto a entrambe. E quante volte, fin da bambino, ho invidiato benignamente i bambini che vivevano a Genova e che mi capitava di conoscere in campagna dai nonni o dalla zia, a Terzo, nella zona di Acqui Terme, e a Tagliolo Monferrato! Quand’ero piccino – racconta mia mamma -, sulla mia macchina a pedali, mentre mi aggiravo per le stanze della casa torinese, dicevo sempre che volevo andare a “Gevona”, come ingenuamente la chiamavo. Anche crescendo, Genova era “un’idea”, come dice Paolo Conte nella sua canzone. Un’idea bella, entusiasmante: l’idea del mare e della vita aperta alle avventure che esso dischiude e rende possibili; l’idea della navigazione e del mare disponibile tutto l’anno al tatto e allo sguardo, non limitato al sempre troppo breve periodo estivo; l’idea del sole, quello verace, non pallido né offuscato dallo smog di Torino o Milano. Ora che di anni ne ho quasi 40, la mia passione per Genova non è andata scemando. Certo, so che difficilmente la mia vita si legherà profondamente a quella di Genova, come in un modo o nell’altro ho sempre sperato. Vivere significa anche questo, tradurre in atto alcune possibilità e non altre. E però, ogni volta che per un motivo o per un altro torno a Genova, avverto quella strana sensazione – anfibia tra gioia e malinconia – di chi si sente a casa senza che quella sia la sua casa: la sensazione di chi avverte di essere in un modo o nell’altro nel proprio luogo naturale, magari sentendosi, come diceva Goethe di sé, un caldo animo mediterraneo gettato in un freddo corpo del nord.

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Di admin