𝗟𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗼𝘃𝗿𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮’ 𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲
La “sovranità alimentare” è, di per sé, giusta: significa resistere allo sradicamento culturale e financo gastronomico imposto dai processi onniomologanti della globalizzazione turbocapitalistica. Quest’ultima affianca il pensiero unico politicamente corretto con il piatto unico gastronomicamente corretto: larve e insetti, ma poi anche cibi a più basso costo importati dall’estero. L’aspetto ridicolo, però, sta nel fatto che a proporre la “sovranità alimentare” sia un governo – quello della destra bluette neoliberale e atlantista di Giorgia Meloni – che è ora nemico giurato di quella sovranità sulla cui idea pure aveva costruito il proprio consenso: la destra bluette meloniana è per la supina subalternità della patria alla NATO e alla UE. Sicché il suo patriottismo e il suo sovranismo sono di cartone. E, in maniera compensativa, dopo aver rinnegato la sovranità militare e quella economica, il governo della destra neoliberale e atlantista mette a tema la “sovranità alimentare”. Farebbe ridere, se solo non facesse piangere.