È il giorno 11 luglio 2019. Dopo dieci giorni di atroce agonia, è morto assassinato di fame e di sete Vincent Lambert, il 42enne tetraplegico che da dieci anni si trovava ricoverato in stato semi-vegetativo.
La Francia ha scelto. Ha scelto la “cultura della morte”, ha scelto l’eutanasia forzata di Stato, per di più su un disabile. Vincent, divenuto negli scorsi mesi il simbolo della battaglia per la vita, fra spasmi atroci e con le lacrime agli occhi, si è spento nella stanza dell’ospedale Reims dove era detenuto, contro la volontà dei parenti.
Un “caso emblematico”, come hanno scritto Le Monde e Repubblica, che merita di essere considerato in tutta la sua orribile spietatezza, senza troppo giri di parole.
Si è trattato di un assassinio, un omicidio, premeditato e ben calcolato. Violando le libertà fondamentali della persona e il diritto alla vita, andando contro ogni codice deontologico medico e bioetico, in barba alle leggi vigenti e ai provvedimenti emanati dalle autorità competenti, la Corte di Cassazione francese ha decretato che un povero disabile venisse fatto morire togliendogli acqua e alimenti. Pare la descrizione di un metodo di tortura di un campo di concentramento, episodio degno di passare alla letteratura e alla cinematografia per quanto è surreale se accostato al mondo dei diritti-per-tutti che oggigiorno vengono fatti risuonare come leitmotiv dell’Occidente “evoluto” e all’apice del cosiddetto progresso.
Cosa succederà adesso? Il pendio scivoloso del “suicidio medicalmente assistito” si spiega in poche parole. Immaginate una falce, con la sua lama ricurva: da un lato troviamo l’evoluzione delle definizioni diagnostiche con cui si giudica il paziente, che va da gravemente malato, verso gravemente disabile, malato, disabile, depresso, scivolando dal ciò che è oggettivamente peggiore a ciò che è, in realtà, lieve e più semplice; di pari passo, sull’altro filo della falce della morte, da un suicidio volontario si passa a quello obbligatorio. Ecco che, giunti alla fine del processo, ci troveremo ad essere condannato a morte, perché obbligatorio, anche solo un momento di depressione o per qualche malattia banale.
Sconvolgente? Affatto. Ciò che si cela dietro a tanto raccapricciante odio verso la vita e la sua sacralità non è altro che la conseguenza logica delle ideologie liberiste, poi divenute politiche e strategie di mercato, che da più di due secoli ispirano i cugini d’oltralpe.
La Francia della “liberté, egalité, fraternité” si è dimostrata per quello che è: una cloaca di criminali, che negano gli assiomi fondamentali su cui hanno dato parvenza di rifondare la propria nazione, per poi svelare la maschera del proprio mefistofelico originario intento, ovvero quello di distruggere l’uomo, non di porlo al centro. Il paradosso più inquietante in questa Europa dilaniata dalla cultura del nulla. Ciò che viene così promosso è un vero e proprio nichilismo di Stato, ove i cittadini sono pedine di un asettico regime di vita o di morte, mercimonio plutocratico le cui leggi di mercato sono stabilite in base al relativo interesse, che non è mai quello della persona o della comunità ma sempre di più soltanto quello del detentore del potere.
In tutto questo, è interessante notare come la sinistra francese, ed ampliando lo spettro tutta quella europea, abbia sposato la cultura mortifera, che è battaglia alla vita, alle identità, ai poveri e ai bisognosi. Proprio quelle categorie di persone che sono state, e ancora dovrebbero essere, indirizzo privilegiato della loro azione politica, ma che invece è proprio di loro maggiore disprezzo, preferendo i lussi di una vita agiata sul comodo cuscino del capitale, tessuto con la corruzione del danaro e imbottito col furto al proletariato.
Ecco, in un certo senso, riapparire la “Révolution” che proprio il 14 luglio del lontano 1789 portò alla presa della Bastiglia, icona della Resistenza: questa volta, però, a pagare il pegno del martirio è un povero indifeso che la sua libertà avrebbe voluto affermare e difendere appellandosi ai principi della Costituzione, ma che, proprio in nome di essa, si è visto portare via, assieme alla vita.
Vincenti è morto in una data che ha anche un altro significato misticamente profetico: per i Cattolici l’11 luglio è la festa di San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. Profezia, forse, di un’Europa che sceglie di uccidere i suoi figli e di togliersi la vita.





Citazioni

"Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce a ogni storia il carattere di "storia contemporanea", perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni". (B. Croce, "La storia come pensiero e come azione")







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