Dopo il 1968 e, in misura incontenibile, dopo l’89, le sinistre si sono ridefinite come l’ala culturale e di costume del nuovo capitalismo post borghese, che ha annichilito la fonte originaria dello stesso comunismo di Marx, ossia la coscienza infelice della borghesia europea. Ne è scaturito il profilo metamorfico-kafkiano della nuova sinistra post marxista, atlantista e new global di completamento della Destra del Danaro dell’anarco-capitalismo deregolamentato. Per questo la sinistra snob liberal-libertaria e dalle tonalità arcobaleno – la Sinistra post marxista del Costume – si rivolge esclusivamente ai vincenti del mondialismo e disprezza gli sconfitti e le loro richieste più elementari (protezionismo, difesa dei diritti sociali, occupazione, eccetera): sempre ostracizza queste ultime mediante l’ordine simbolico della neolingua (razzisti, populisti, retrogradi, fascisti, comunisti). La ristrettissima upper class cosmopolita e liquida delle mega city statunitensi, vicina materialmente e immaterialmente all’élite dei signori della finanza e lontana sideralmente dalla realtà, cultrice del paradiso liberal dei campus universitari anglofoni, progressisti e con american dream firmato Hollywood e Beverly Hills, disprezza incondizionatamente i bisogni concretissimi delle plebi pauperizzate. Conosce come unica forma di emancipazione l’abbattimento di ogni limite ancora vigente, dalla liberalizzazione delle droghe allo scioglimento delle residue forme etiche borghesi e proletarie. L’unica cosa rimasta alla sinistra è l’esaltazione di ogni sorta di rivendicazione individualistica in nome dei diritti civili Non più in grado di prendere posizione contro il capitalismo, a cui accordano incondizionatamente il loro sostegno, le forze progressiste del quadrante sinistro intrecciano oggi – secondo una dinamica avviatasi nel ’68 – l’esaltazione di ogni sorta di rivendicazione individualistica in nome dei diritti civili (ossia dei diritti del consumatore individualizzato e cosmopolita) con il disprezzo sovrano per le vecchie forme borghesi e proletarie dell’esistenza, per i precari e, più in generale, per il mondo del lavoro e degli “interessi materiali” di marxiana memoria. Già tutta marxiana era, del resto, la sferzante requisitoria, al centro del testo sulla questione ebraica, contro i diritti astratti dell’uomo. Il solo progresso che oggi le forze del quadrante sinistro difendono idealmente e materialmente è il progresso del capitale, il suo avanzamento senza limitazioni, cioè la modernizzazione capitalistica che supera e dissolve le vecchie forme borghesi e proletarie per porre in essere l’allargamento illimitato della forma merce e dell’economia svincola ta in nome dell’individuo liberal-libertario, onnipotente – se economicamente solvente – nel piano liscio del sistema dei bisogni deeticizzato. E mentre oggi si estendono, a mo’ di compensazione cosmetica, i diritti civili dell’individuo dal legame sociale spezzato (l’oltreuomo post borghese e post proletario), procede con solerzia l’opera di annientamento dei diritti sociali e del lavoro (connessi alle forme della comunità sociale borghese e proletaria), peraltro con l’approvazione delle masse lobotomizzate e manipolate dallo spettacolo mediatico permanente, disposte ormai a difendere sempre e solo ciò che non riguarda il nesso di forza economico di tipo classista e a considerare i rapporti secondo le parole e le categorie imposte dai signori della precarizzazione liberal-mondialista. Dagli Anni 90 ogni successo della sinistra arcobaleno è una sconfitta della classe lavoratrice.
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