L’Unione Europea ha bacchettato il governo italiano, accusandolo di limitare fortemente la libertà di stampa. Giorgia Meloni ha risposto con una lettera, in cui dice che tale accusa di fatto si fonda su una fake news. Due considerazioni si impongono come necessarie. Che in Italia la libertà di stampa e, più in generale, di espressione sia limitata è indubbiamente vero, ma sarebbe un grave errore far coincidere questa situazione soltanto con il governo di Giorgia Meloni: ad esempio, al tempo dell’emergenza epidemica, quando il governo Meloni neppure esisteva ancora, la libertà di stampa e di espressione credo abbia raggiunto il suo minimo storico. L’informazione a senso unico, con tanto di ostracizzazione di chi osava di sentire, era largamente dominante. Si potrà dunque accusare l’Italia di scarsa libertà di espressione e di stampa, ma usare ciò come pretesto per attaccare il solo governo di Giorgia Meloni appare decisamente pretestuoso. Ai tempi del governo di Giorgia Meloni non c’è meno libertà di stampa e di espressione di quanta ve ne fosse con i precedenti governi. Seconda considerazione: a che titolo l’Unione Europea si fa paladina della libertà di espressione e di stampa? Non dimentichiamo che poche settimane fa la signora von der Leyen parlava di “scudo democratico” contro la disinformazione e la propaganda, con ciò alludendo in termini orwelliani all’esigenza di limitare la libertà di espressione e di stampa, in modo che a prevalere fosse soltanto l’ordine discorsivo dominante e coerente con il potere neoliberale. Insomma, la scarsa libertà di espressione e di informazione esiste realmente e non solo in Italia e addossarne la responsabilità unicamente al governo di Giorgia Meloni sarebbe decisamente pretestuoso e fuori luogo, e a dirlo siamo noi che non abbiamo alcuna simpatia per questo governo neo-liberale e atlantista.
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