L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS ) ha dichiarato in questi giorni lo stato di emergenza sanitaria internazionale (Pheic) in seguito all’aumento dei casi di Mpox, ossia il vaiolo delle scimmie, in Africa. A dare l’annuncio è stato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Sembra a tutti gli effetti un dejavu. Come più volte abbiamo sostenuto, e come abbiamo estesamente argomentato nel nostro studio “Golpe globale. Capitalismo terapeutico e grande reset”, l’emergenza permanente coincide con la nuova normalità, con il nuovo metodo di governo delle cose e delle persone proprio dell’ordine neoliberale. Lo stato d’emergenza permanente trapassa senza soluzione di continuità nello stato d’eccezione permanente: e la medicina diventa arte politica del controllo in chiave neoliberale, bio-politica, per riprendere il tema caro a Foucault, Toni Negri e Agamben. Il dispositivo governamentale dovrebbe ormai essere noto, non fosse altro che per il fatto che lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle nei tre anni dell’emergenza epidemica trascorsa. In nome della difesa della sicurezza, messa a repentaglio dall’emergenza, reale o narrata, il potere può limitare a proprio piacimento i diritti e le libertà, giustificando detta limitazione in nome della salute pubblica. L’inaccettabile nella normalità diviene l’inevitabile nell’emergenza. E il potere turbocapitalistico plasmare coattivamente la società in coerenza con i dettami dell’ordine global-liberista, imponendo lo smart working e l’e-commerce, i divieti di assemblea e i confinamenti domiciliari coatti, per non parlare poi delle infami tessere verdi di discriminazione, di controllo bio-politico e di sequestro delle libertà. Chi conosce un poco il nostro pensiero, sa bene che da tempo teorizziamo l’emergenza infinita come nuova normalità e, segnatamente, l’andamento a yoyo dell’emergenza stessa, ritmata dall’alternanza di fasi 1 e fasi 2. Non sfugga inoltre il dispositivo per cui un’organizzazione sovranazionale dichiara lo stato d’emergenza globale e pretende poi che i singoli stati si adeguino, rispettando norme che sono esse stesse poste in forma sovranazionale e che i parlamenti nazionali devono semplicemente ratificare. È questa la struttura della nuova governance globale, in cui le entità sovranazionali decidono autocraticamente e i parlamenti nazionali sono svuotati della loro funzione e ridotti a semplici esecutori della voluntas di dette entità sovranazionali.
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