Nei giorni scorsi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato la figura di De Gasperi a settant’anni dalla morte, definendolo “ricostruttore della patria”. Ha altresì precisato che quello di De Gasperi è stato uno “straordinario contributo alla causa della libertà, alla costruzione della democrazia e di un ordine internazionale pacifico e più giusto”. Nulla in contrario, sia chiaro, rispetto a questo ricordo encomiastico di De Gasperi. Quello che invece ha decisamente stonato è stato il silenzio totale sui 60 anni dalla morte di Palmiro Togliatti, lo storico segretario del Partito comunista italiano. Mattarella ha celebrato De Gasperi, senza spendere una sola parola su Togliatti. E questo ci pare decisamente criticabile. L’oblio generale intorno alla figura di Togliatti, suffragato anche dal silenzio recente di Mattarella, non è certo casuale. Tale oblio risulta ben radicato anche nel quadrante sinistro, che pure idealmente dovrebbe essere quello più legato alla figura di Togliatti. Ma ciò non deve affatto stupire, se si considera che l’odierna sinistrash dell’arcobaleno e della difesa a oltranza del capitale e dell’imperialismo non ha davvero più nulla a che vedere con il profilo e con l’eredità di Togliatti. Ne rappresenta anzi il più tragico tradimento. Che cosa c’entra In effetti la sinistrash fucsia del Gay Pride, della legalizzazione della droga, del Jobs act e del sostegno all’Ucraina, a Israele e all’imperialismo statunitense con la nobile figura di Togliatti, vicino alle classi lavoratrici e ai popoli oppressi dall’imperialismo? Per molti versi, Togliatti fu il vero continuatore della filosofia e della politica di Antonio Gramsci, con il quale si era formato a Torino. Il marxismo di Togliatti infatti era impregnato di idealismo hegeliano, proprio come quello di Gramsci. Ed era incardinato sulla via nazionale al comunismo: l’idea di patria era centrale nella riflessione e nell’azione di Togliatti, il quale contrapponeva il patriottismo proletario al cosmopolitismo del capitale finanziario. Con gli etti sapeva bene che, a differenza del cosmopolitismo, che impone un unico ordine mondiale funzionale al mercato, l’internazionalismo proletario si fonda sulle patrie sovrane. L’odierna new left, per parte sua, ha abbandonato ogni patriottismo (liquidandolo in maniera indecorosa come fascismo) e ha aderito vergognosamente al cosmopolitismo dei mercati e delle classi dominanti (più Europa, più globalizzazione, più mercato). In Italia peraltro il declino della sinistra parte già con il pur rispettabile Enrico Berlinguer e con il suo triplice erramento dell'”ombrello della NATO” (cioè adesione all’ordine atlantista), dell’eurocomunismo e della “questione morale” (che va a sostituire la questione socio-economica centrale in Togliatti come in Gramsci). Insomma, come dicevamo, il silenzio assordante sulla figura di Togliatti risulta tutto fuorché casuale, figurando a tutti gli effetti come una rimozione di un pensatore e politico del tutto disallineato rispetto al nostro presente e totalmente inassimimibile per le sinistre arcobaleno che gli hanno da tempo voltato le spalle tradendone lo spirito e la lettera.
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