Leggiamo sul “Fatto Quotidiano” che la Russia ha multato Google per 2.500.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000 dollari, assai più del pil mondiale. La decisione è stata presa in ragione del fatto che YouTube si è rifiutata di ripristinare 17 profili chiusi in quanto considerati filo-Cremlino. Insomma per le ben note ragioni della censura digitale oggi imperante, nei cui spazi reificati i cosiddetti fact checkers svolgono la parte di censori postmoderni. La cosiddetta lotta contro le fake news non è altro che la nuova censura, che considera fake news e conseguentemente ostracizza tutte le visioni disallineate rispetto a quella dominante, ritenuta l’unica vera e ammissibile. Questo già dovrebbe far riflettere molto sull’inganno della cosiddetta lotta contro le fake news, la quale maschera come scientifico un progetto puramente politico di criminalizzazione del dissenso. L’altro aspetto su cui vale la pena portare l’attenzione riguarda la potenza dello Stato sovrano nazionale, nel caso specifico la Russia di Putin: lo Stato sovrano nazionale si pone come superiorem non recognoscens e, dunque, come tale da governare e all’occorrenza punire l’economia quando essa compia malefatte, come nel caso specifico che stiamo qui discutendo. Nell’occidente o, meglio, nell’uccidente liberal-atlantista, a differenza di quel che accade in Russia o in Cina, l’economia con il suo fanatismo è riuscita a disarticolare la potenza dello Stato sovrano nazionale e si pone essa stessa come superiorem non recognoscens: con l’ovvia conseguenza per cui impone le proprie leggi agli Stati stessi, producendo oltretutto l’inedita figura della privatizzazione della censura come già sta avvenendo con le cosiddette reti sociali, che pongono nuovamente in essere il principio medievale per cui quod principi placet vigorem habet legis. Non possiamo che guardare con rispetto alla decisione della Russia, che impartisce una bella lezione ai padroni del web, dimostrando l’importanza fondamentale dello Stato sovrano nazionale come baluardo di resistenza al fanatismo dell’economia globalizzata.
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