“Svolta Meloni, la premier voterà Von der Leyen con i socialisti e i popolari”. Così titolava nei giorni scorsi “La stampa”. Per il quotidiano sabaudo par excellence si tratta di una certezza, benché altri giornali diano la notizia semplicemente come una possibilità assai probabile. Davvero Giorgia Meloni alla fine voterà von der Leyen? Sembra proprio di sì, anche se per prudenza è bene attendere che ciò accada effettivamente. Se ciò, come pare verosimile, accadrà, avremo la prova provante definitiva e incontrovertibile di quel che andiamo sostenendo da tempo e che abbiamo condensato a mo’ di cinguettio o tweet che dir si voglia nel nostro commento agli esiti delle elezioni europee: il maggiordomo con la livrea fucsia è stato sostituito da quello con la livrea bluette, non meno zelante nel servire la classe capitalistica transnazionale. Una volta di più, la dicotomia di destra e sinistra si risolve nella omogeneità bipolare o, se si preferisce, nell’alternanza senza alternativa, che – come ho provato a chiarire nel mio studio “Demofobia” – fa sì che a trionfare sia sempre e comunque l’ordine neoliberale e atlantista. Esso peraltro, mediante detta alternanza senza alternativa, può risultare pluralistico e democratico senza esserlo realmente. Proprio in questo risiede l’essenza dell’Unione Europea e, più In generale, della civiltà del capitale: una plutocrazia neoliberale e imperialista mascherata da democrazia. Che Meloni possa realmente alla fine votare la von der Leyen pare essere suffragato da questa sorta di excusatio non petita a cui si è lasciata andare, anch’essa riportata da “La stampa”: “ma dopo avremo mani libere sulle singole scelte all’Europarlamento”. Questo argomento appare francamente debolissimo (direi quasi una presa in giro), se si considera che, nella realtà dei fatti, il Parlamento Europeo conta pochissimo, per non dire nulla: sicché in definitiva sarebbe ben più importante bloccare la von der Leyen che avere le “mani libere” nella gestione di un veicolo il cui sterzo è bloccato. Tale è in estrema sintesi il Parlamento Europeo, con la sua funzione prettamente coreografica. Benché non abbia un dottorato e una laurea in scienze politiche a Oxford (e anzi, a onor del vero, non li abbia proprio in generale), Giorgia Meloni dovrebbe saperlo almeno per esperienza pratica. Stupisce davvero sentire molte persone e molti militonti che giubilano per il trionfo di Fratelli d’Italia alle elezioni europee, pensando che questa sia la via per il cambiamento: come non lo è stata con il trionfo elettorale in Italia nel 2022, ugualmente non lo sarà con il trionfo elettorale alle europee nel 2024, perché ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che Fratelli d’Italia è – alla stregua del PD e di tutti gli altri schieramenti – un partito a tutti gli effetti sistemico, fondato sui due pilastri essenziali dell’ordine dominante, ossia sul liberismo e sull’atlantismo imperiale. Il voto per la von der Leyen sarebbe soltanto l’ennesima conferma.

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Di admin