È tornato a con una uscita delle sue Bergoglio. Non mi riferisco all’inqualificabile riferimento alla “frociaggine” (sic!) fatto nei giorni scorsi, che meriterebbe già di per sé un commento: come può un presunto Papa fare affermazioni così volgari e inqualificabili, dopo aver peraltro scritto un libro dal titolo “chi sono io per giudicare”? L’uscita a cui alludo riguarda invece il fatto che Bergoglio ha sostenuto recentemente che le omelie non debbono durare più di 8 minuti, sennò la gente si stufa. Insomma, arriva la messa smart, concepita su misura per durare poco e per non intralciare più di tanto i ritmi frenetici della civiltà dei consumi. Il prossimo passaggio probabilmente sarà rimuovere direttamente la messa per non stufare la gente: da Bergoglio ci si potrebbe tranquillamente attendere anche questo. D’altro canto, come non ci stanchiamo di sottolineare, Bergoglio rappresenta l’acceleratore di quella evaporazione del Cristianesimo prodotta da un tecnocapitalismo che non solo non ha più bisogno della religione per sostenersi ma che, viceversa, necessita dell’annientamento della religione per imporre il proprio nichilismo relativistico. Se con Ratzinger si registrò una eroica resistenza a questa tendenza all’evaporazione del Cristianesimo, con Bergoglio assistiamo alla tendenza opposta: Bergoglio propizia e favorisce l’evaporazione del Cristianesimo, proponendo una religione del nulla e del relativismo; una religione woodstockiana che, chiusa al sacro e alla trascendenza, sempre più risulta semplicemente il raddoppiamento simbolico dell’ordine mentale della globalizzazione liberalprogressista. Con Bergoglio, il pensiero unico politicamente corretto diviene in pari tempo pensiero unico teologicamente corretto. E la Chiesa stessa si muta in una neochiesa postcristiana, liquida e smart, mera grancassa della civiltà dei consumi. A ciò si aggiunga la questione fondamentale per cui, in termini tecnici, Bergoglio non è il papa, come abbiamo provato a mostrare nel nostro studio “La fine del cristianesimo”: Ratzinger infatti non rinunziò mai al munus petrino e anche dopo il 2013 continuò a vestirsi e a firmarsi da papa, cosicché l’elezione di Bergoglio risultò per ciò stesso invalida per l’ovvio motivo che di Papa ve ne può essere uno solo.
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