E’ bene che se ne prenda pacatamente atto, senza agitarsi e senza diffamare secondo le usuali categorie in voga del pensiero unico:
la cosiddetta critica (intellettuale, accademica, giornalistica) analizza ormai solo fenomeni marginali (zingari, rom, immigrati, veganesimo, omosessualità, femminicidio, ecc.) per avere così l’alibi per non prendere mai in esame la contraddizione principale: l’economia di mercato che tutti rende alienati e che non cessa di fondarsi su sfruttamento, precarizzazione e offesa permanente della dignità umana.
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