Pace all’anima della Rossanda e che la terra le sia lieve. Il fatto che la morte di un gigante come Costanzo Preve (2013), il più grande marxista italiano del 900 con Gramsci e Pasolini, sia passata pressoché sotto silenzio e che, invece, quella della Rossanda (sicuramente una persona ottima, la cui perdita umana molto dispiace, ma il cui contributo teorico – mi si perdonerà – è molto modesto) generi in automatico il culto della beatificazione presso gli intellettuali “de sinistra” è rivelativo. Rivelativo della irredimibilità della sinistra stessa, fronte avanzato della modernizzazione capitalistica e della liberalizzazione individualistica dei costumi e dei consumi. Per inciso, “Il Manifesto” è da lustri un foglio liberal di sinistra: per il quale Gramsci e Pasolini, se fossero vivi, sarebbero “fascisti” (Preve, che vivo era, veniva già qualificato come fascista negli anni Duemila dalla sinistra dell’arcobaleno, washingtoniana, postmoderna e liberista).














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