È tragicamente morto il presidente iraniano. È precipitato misteriosamente l’elicottero su cui stava viaggiando. Nessun passeggero è sopravvissuto. Il presidente Seyyed Ebrahim Raisi, ma poi anche il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, e altre persone hanno perso la vita. I poteri presidenziali in Iran passano ora al primo vicepresidente, Mohammad Mokhber. Entro cinquanta giorni si dovranno tenere le elezioni presidenziali anticipate per eleggere il nuovo presidente. Naturalmente le conseguenze internazionali di questa vicenda sono davvero preoccupanti. Potrebbe naturalmente essere un tragico incidente, ma ovviamente non è neppure da escludere a priori la pista dell’attentato. Come sappiamo, l’Iran rappresenta ad oggi una delle potenze massimamente disallineate rispetto al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista. L’Iran è vicino alla Russia e alla Cina, essendo altresì una delle potenze massimamente ostili alla civiltà dell’hamburger. Martellante, in questi anni, è stata la squallida propaganda occidentale contro l’Iran, presentato come un paese barbaro e totalitario dai menestrelli dell’ordine mentale e giornalistico di completamento dei rapporti di forza americanocentrici: quell’ordine mentale che, viceversa, celebra ogni giorno la civiltà del dollaro come la più grande democrazia del mondo e come il regno della civiltà e dei diritti. A pochi giorni dall’attentato contro il premier slovacco Robert Fico, adesso muore improvvisamente e in maniera misteriosa il presidente iraniano. Qualche domanda deve essere posta, facendo valere il ben noto dubbio iperbolico cartesiano. È da escludere a priori che ci sia dietro la longa manus degli oppositori delle politiche disallineate dell’Iran? Non possiamo negarlo come del resto non possiamo ad oggi confermarlo. Possiamo però sospettarlo legittimamente.
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