Leggiamo sui principali quotidiani nazionali e internazionali che la corte penale internazionale ha emesso un mandato di cattura contro Netanyahu per crimini di guerra. Con i versi del poeta, nunc est bibendum. Era ora che si addivenisse a una soluzione di questo tipo. D’altro canto, Netanyahu sta producendo ormai da troppo tempo un vero e proprio massacro genocidario contro il popolo di Gaza, giustificando questo orrore con i logori argomenti del diritto di Israele di difendersi e della lotta israeliana contro il terrorismo. L’abbiamo ripetuto molteplici volte e lo facciamo anche ora: la lotta di Israele contro il terrorismo appare ormai del tutto indistinguibile dal terrorismo stesso, e il diritto di Israele di difendersi è trapassato senza soluzione di continuità nel diritto di Israele di aggredire stati sovrani. Finora la comunità internazionale se ne era lavata le mani alla maniera di Ponzio Pilato, non di rado giustificando oscenamente l’operato di Netanyahu. Finalmente adesso qualcosa comincia a muoversi: meglio tardi che mai. Netanyahu per parte sua non ha preso poi molto bene la decisione della corte penale internazionale e, più livoroso che mai, ha accusato i giudici di essere antisemiti. Per la serie: commetti crimini genocidari; e se poi vogliono arrestarti, sono loro che sono antisemiti e non tu che sei un criminale di guerra. Tutto chiaro, no? “L’Aia inaugura la caccia allo stato ebraico”: questo il titolo vergognoso che potete leggere sulle pagine del “foglio”. Come se appunto a Israele tutto fosse consentito in ragione di quello che tragicamente ha subito in passato: eppure la memoria degli orrori del Novecento dovrebbe servire non a giustificare il loro ripresentarsi oggi, ma appunto a combatterli strenuamente quando malauguratamente si ripresentino, come appunto oggi sta accadendo sia pure nel mutato contesto della politica contemporanea.
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