Purtroppo Navalny è morto. Dico purtroppo non solo perché la morte di un essere umano è sempre un fatto triste, al cospetto del quale il rispetto deve trionfare, ma anche perché l’occidente a trazione atlantista ha già principiato a utilizzare la vicenda chiaramente in funzione antirussa. Lasciando intendere che la responsabilità della morte sia da additarsi allo zar omofobo e rossobruno Putin, che l’occidente con capitale Washington ha già da tempo innalzato a proprio principale nemico per il semplice fatto che resiste alla americanizzazione della Russia e svolge la funzione di opposizione all’imperialismo americano. Il fatto che al cospetto della morte di un uomo si debba provare rispetto, quand’anche – ed è il caso – non si condivida nulla delle sue posizioni, non deve però necessariamente portare a forme di eroizzazione e di beatificazione post mortem. Perché Navalny non era un eroe e soprattutto non era il paladino della libertà e della democrazia come aveva provato a dipingerlo con zelo l’occidente atlantista. Non diversamente da quanto accaduto con il battaglione Azov, il gruppo ucraino di estrema destra riabilitato dall’occidente in funzione antirussa e poi presentato come una pia conventicola di lettori della ragion pratica di Kant, anche Navalny presenta un passato niente affatto entusiasmante come esponente di una destra estrema e xenofoba. Lo ammettevano apertamente anche gli stessi giornali mainstream che adesso fanno a gara nel celebrarlo come eroe. Ad esempio, “La stampa” di Torino nel 2012 lo definiva apertamente “xenofobo” e “di estrema destra”. Ancora in questi giorni, con rara onestà intellettuale, “Il Corriere della Sera” ha ricordato che nel 2008 il signor Navalny produceva video nei quali sosteneva la tesi oscena e disumana secondo cui i musulmani erano “scarafaggi da eliminare”. La verità è che il signor Navalny non ha mai combattuto per una Russia libera e democratica. Prima si è battuto per una Russia di destra estrema e fascistoide. Poi, forse anche grazie all’intervento di Washington, è divenuto uno strenuo araldo della società liberal-atlantista, aspirando a fare della Russia una colonia di Washington. Insomma, rispetto al cospetto della morte senz’altro: ma non trasformiamolo in un eroe o in un martire della libertà e della democrazia, semplicemente perché non lo è stato.

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Di admin