È giunta come un fulmine a ciel sereno la notizia dell’arresto di Giovanni Toti, presidente della regione Liguria. L’accusa che ha portato all’arresto è quella di corruzione. A un mese dalle elezioni europee, è un vero terremoto giudiziario a travolgere Genova e la Liguria: il governatore Giovanni Toti è stato accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Nell’inchiesta sono 25 gli indagati e 10, compreso il presidente della Regione, i destinatari di misure cautelari. Il primo rilievo da fare riguarda il fatto che, in un clima di complessiva sfiducia verso la politica, una notizia di questo tipo non fa che rinsaldare la tendenza generale. Come ci si può appassionare a una politica di questo tipo? La seconda considerazione riguarda più direttamente la persona di Toti. Come certamente non avrete dimenticato, egli era uno dei ferventi sostenitori delle politiche emergenziali subentrate al tempo della pandemia. Nel maggio del 2020, il presidente Toti aveva addirittura maturato ed esternato la “geniale” idea del braccialetto elettronico da usare sulle spiagge liguri, per evitare che le persone si avvicinassero troppo e si contagiassero. Sempre Toti, nel novembre del 2021, aveva proposto i confimenti domiciliari coatti per quanti non si fossero benedetti con il santissimo siero. Aveva testualmente affermato: chi si è benedetto col santissimo siero “non può pagare per l’irresponsabilità” di chi non si è fatto benedire. Se fossimo nella “Commedia” di Dante, si potrebbe tranquillamente parlare di pena del contrappasso. Adesso infatti sarà proprio lui, il governatore della Liguria, a scontare il confinamento domiciliare coatto, benché con ogni probabilità si sia fatto benedire con molteplici dosi. E forse d’ora in poi userà con meno disinvoltura la locuzione “irresponsabilità”.
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