“Diventando così quasi dominatori e padroni della natura”: così scrive Cartesio nel “Discorso sul metodo”. In coerenza con lo spirito del nascente capitalismo, in Cartesio la natura non appare più come la physis greca, cioè come principio di crescita e movimento, risultando invece già come fondo disponibile per la volontà di potenza tecnicamente organizzata. Knowledge is power, dice Bacone. In Cartesio emerge una determinazione analoga: conoscere in modo chiaro e distinto la natura significa per il soggetto assicurarsene, dominarla teoreticamente al fine di poterla poi dominare praticamente. D’altro canto, in Cartesio la metafisica risulta subordinata alla scienza e ad essa funzionale, come lo sono le radici rispetto al tronco dell’albero. È vero, in Cartesio non si assiste ancora alla delegittimazione della metafisica che si riscontrerà nei successivi sviluppi del moderno. E tuttavia già la metafisica cessa di essere scienza fine a se stessa e superiore rispetto alle altre, diventando invece strumento strumento al servizio della certezza scientifica. La quale, a sua volta, diventa strumento funzionale rispetto alla potenza tecnica in grado di produrre effetti utili per la vita umana. Di qui l’insistita polemica di Cartesio contro la filosofia scolastica e aristotelica, colpevole di produrre un sapere incerto e, di più, inutile rispetto alle esigenze pratiche e tecniche della vita umana.

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