“La Repubblica”, noto rotocalco turbomondialista e grancassa dell’ordine terapeuticamente corretto, ci informa che, di fatto, si va verso la zona rossa lockdown fino a Pasqua. Nulla di sorprendente, invero: era chiaro come il sole che questa fosse la tendenza preordinata all’interno di quella che da tempo vado definendo la pandemia del rocchetto o dello yo-yo che dir si voglia. Siamo ormai catturati da un anno intero nell’emergenza epidemiologica. La domanda da porre, ineludibile, è la seguente: può dirsi ancora libera una società che vive in perenne stato di emergenza? Può davvero dirsi libera una società in cui si sacrificano tutte le principali libertà alle cosiddette ragioni di sicurezza e in cui, di fatto, si vive in una perenne condizione di terrore e di incertezza?
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