La Russia ha il compito di appoggiare il più possibile gli Stati resistenti all’impero americano, ponendosi essa stessa – con la Cina – come Stato che resiste: deve tornare a svolgere il ruolo di altera pars, come ai tempi del Muro di Berlino. Deve contenere e frenare l’illimitatezza scatenata dell’imperialismo made in Usa che dal 1989 è tornato più che mai a far sanguinare il mondo. Con la potenza russa, è come se al ritratto stilizzato del presidente americano Obama accompagnato dall’asserto yes, we can si affiancasse un’analoga immagine di Putin, a sua volta associata alla scritta no, you can’t. Per questo, vi è bisogno – lo ripeto con enfasi – di una Russia geopoliticamente e militarmente solida e indipendente. V’è bisogno di una Russia potente, che sappia frenare – nel tempo della morte del comunismo storico novecentesco – il delirio dell’estensione illimitata del fanatismo dell’economia a guida statunitense. V’è bisogno, ancora, di tornare a mettere in discussione il modello unico del Washington consensus. Il nemico, sul piano geopolitico, non è Mosca e non è Pechino: è Washington.
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