Socrate



L’arte è coscienza di sé, pura, astratta autocoscienza che si dialettizza bensí (altrimenti non potrebbe realizzarsi) ma in se stessa, e astraendo dall’antitesi in cui si è realizzata; e quindi chiudendosi in un ideale, che è sogno. Un’opera d’arte esprime sí anch’essa un mondo, ma un mondo che è il mondo dell’artista; il quale, quando dall’arte torna alla vita, sente di passare ad una realtà diversa da quella della sua fantasia. La vita vagheggiata del poeta è una vita il cui valore consiste appunto nel non inserirsi nella vita a cui mira l’uomo pratico,… nel non potervisi inserire, perché essa è libera creazione del soggetto che si stacca dal reale, in cui il soggetto stesso si è realizzato e quasi incatenato, e si pone nella sua astratta immediata soggettività. La materia dell’arte vale… in ragione della vita che essa prende nell’animo del poeta. Il quale non rappresenta la materia stessa, ma la vita del proprio animo, il proprio sentimento, come si dice: ossia l’Io nella sua immediata posizione soggettiva. […] L’arte è esaltazione del soggetto, sottratto ai vincoli del reale, in cui i’ soggetto positivamente si pone, e la religione è l’esaltazione dell’oggetto, sottratto ai vincoli dello spirito, in cui consiste l’idealità, la conoscibilità e razionalità dell’oggetto stesso. L’oggetto, nella sua astratta opposizione al conoscere, è il reale che dalla realtà esclude appunto il conoscere: e che è perciò eo ipso inconoscibile.


Citazioni

"Vorrei stabilire la norma seguente: per ogni uomo che venga in contatto con noi, non si deve stabilire una sua valutazione oggettiva in base al valore e alla dignità, non si deve dunque considerare la malvagità della sua volontà, né la limitatezza del suo intelletto e la stoltezza dei suoi concetti, perché la prima cosa potrebbe risvegliare facilmente contro di lui odio, la seconda disprezzo: bensì si miri soltanto alle sue sofferenze, alla sua miseria, alla sua angoscia, ai suoi dolori: allora ci si sentirà sempre affini a lui, si simpatizzerà con lui e, invece di odio o disprezzo, si proverà per lui quella compassione la quale soltanto è la agape alla quale ci invita il Vangelo. Perché non sorga verso di lui odio, disprezzo non è certamente la ricerca della sua pretesa “dignità”, bensì, all’inverso il punto di vista della compassione, il solo punto di vista appropriato". (A. Schopenhauer, “Parerga e paralipomena”)


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