L’arte è coscienza di sé, pura, astratta autocoscienza che si dialettizza bensí (altrimenti non potrebbe realizzarsi) ma in se stessa, e astraendo dall’antitesi in cui si è realizzata; e quindi chiudendosi in un ideale, che è sogno. Un’opera d’arte esprime sí anch’essa un mondo, ma un mondo che è il mondo dell’artista; il quale, quando dall’arte torna alla vita, sente di passare ad una realtà diversa da quella della sua fantasia. La vita vagheggiata del poeta è una vita il cui valore consiste appunto nel non inserirsi nella vita a cui mira l’uomo pratico,… nel non potervisi inserire, perché essa è libera creazione del soggetto che si stacca dal reale, in cui il soggetto stesso si è realizzato e quasi incatenato, e si pone nella sua astratta immediata soggettività. La materia dell’arte vale… in ragione della vita che essa prende nell’animo del poeta. Il quale non rappresenta la materia stessa, ma la vita del proprio animo, il proprio sentimento, come si dice: ossia l’Io nella sua immediata posizione soggettiva. […] L’arte è esaltazione del soggetto, sottratto ai vincoli del reale, in cui i’ soggetto positivamente si pone, e la religione è l’esaltazione dell’oggetto, sottratto ai vincoli dello spirito, in cui consiste l’idealità, la conoscibilità e razionalità dell’oggetto stesso. L’oggetto, nella sua astratta opposizione al conoscere, è il reale che dalla realtà esclude appunto il conoscere: e che è perciò eo ipso inconoscibile.


Citazioni

"Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando c’era già pressoché tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all’agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. É evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa". (Aristotele, "Metafisica")


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