È accaduto in una scuola in provincia di Modena: il preside ha vietato al prete di dare la benedizione Pasquale alla scuola. In linea di principio, potrei anche essere d’accordo: la scuola è uno spazio laico, secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione; la religione si pratica del tutto legittimamente in altri spazi. Il paradosso però sta nel fatto che, mentre il preside del modenese negava la benedizione nella sua scuola, a Pioltello, in provincia di Milano, un altro preside chiudeva la sua scuola per il Ramadan. Lo faceva dicendo che metà degli studenti, in quanto islamici, in quel giorno non sarebbero andati a scuola: ma chiudendo la scuola il preside ha negato all’altra metà degli studenti un diritto fondamentale. Ora, questo mi pare del tutto inaccettabile per il poc’anzi richiamato principio della laicità: principio che deve valere rispetto a ogni religione, non certo solo rispetto a quella cristiana, che peraltro è la religione fondativa della nostra civiltà (“non possiamo non dirci cristiani”, secondo il noto teorema di Benedetto Croce). Lo dico, sia chiaro, nel rispetto massimo sia del Cristianesimo, sia dell’Islam, che oltretutto mi paiono oggi fecondi baluardi di resistenza al nulla della forma merce che avanza e che satura ogni spazio del reale e del simbolico. Lo Stato è al di sopra della religione: riconosce la piena libertà di culto e, insieme, riconosce la propria laicità. Come ho cercato di chiarire nel mio studio “La fine del Cristianesimo”, il tecnocapitalismo nichilista finge di voler valorizzare in Europa l’Islam, che altrove combatte con crociate imperialistiche, non già perché voglia islamizzare l’Europa, ma semplicemente perché vuole scristianizzarla, producendo infine un’Europa non islamica e non Cristiana ma atea e nichilista, dedica unicamente dalla religione del libero mercato concorrenziale. La religione della trascendenza infatti, sia islamica sia cristiana, resta pur sempre un baluardo di resistenza alla dittatura del relativismo funzionale alla forma merce e alla sua espansione illimitata in ogni sfera del mondo della vita. Con questo non intendo certo sostenere che i due presidi del modenese e del milanese siano funzionali a questo progetto: dico invece che questo è lo spirito del nostro tempo, alla cui luce leggere queste due vicende che debbono essere intese in correlazione essenziale.
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