Come spesso accade, quando si pensa di aver toccato il fondo, si commette un errore, perché si può ancora scavare e scendere ulteriormente. È quello che è accaduto in questi giorni, allorché Guido Crosetto è riuscito a dire – sono parole sue – che “Putin va fermato”. La frase di Crosetto risulta anche vagamente comica, pur nel quadro tragico che stiamo vivendo, se si considera che pochi giorni prima gli americani hanno colpito con i loro missili il territorio russo, senza che mai ovviamente a sua volta la Russia abbia colpito con i propri missili il territorio americano o quello europeo. Ma per Crosetto a dover essere fermata è la Russia, mica la civiltà del dollaro. D’altro canto, non molti giorni prima, sul “Corriere della Sera” i sedicenti professionisti dell’informazione erano riusciti ad asserire che la Russia di Putin è intrisa di ideologia imperialista: la Russia di Putin, non la civiltà dell’hamburger, che, rigurgitante di imperialismo, in passato ha bombardato la Serbia e l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia. L’impero della menzogna continua volgarmente a ostentare la propria essenza. Non diversamente dal “Corriere della Sera”, “Linkiesta” – foglio sfacciatamente liberal-atlantista e grancassa del pensiero unico dominante – ha disinvoltamente parlato di colonialismo e di imperialismo come cifre della Russia. La riscrittura orwelliana della storia può dirsi completa e a tal punto radicale da fare apparire lo stesso Orwell come un dilettante. La replica di Putin comunque non si è fatta attendere: non a Crosetto, naturalmente, di cui probabilmente, con ottime ragioni, Putin ignora financo l’esistenza, ma all’imperialismo volgare e sfrenato del leviatano a stelle e strisce. “Non costringetemi a usare il nucleare”, ha affermato Putin, lasciando intendere di non essere disposto a tollerare oltre le provocazioni e gli attacchi di quegli Stati Uniti d’America che, come disse Bill Clinton, si pensano come “la sola nazione indispensabile”. Insomma, la Russia non intende affatto chinare il capo e genuflettersi alla civiltà dell’hamburger, essendo invece pronta a difendere con le unghie e con i denti il proprio territorio e il proprio popolo. Rovesciando l’infelice frase di Crosetto, dovremmo dire senza perifrasi che è la civiltà dell’hamburger a dover essere fermata il prima possibile ed è proprio per questo che speriamo vivamente nella Cina e nella Russia come potenze in grado di generare un mondo multipolare sottratto al monopolarismo di Washington e a quella globalizzazione che altro non è se non una americanizzazione coatta dell’intero pianeta. Tra l’altro, Putin ha recentemente fatto anche un riferimento alla nostra Italia, rivelandosi come sempre fin troppo magnanimo con il nostro paese traditore, che fino a non molto tempo fa intratteneva ottimi rapporti con la Russia e poi la ha tradita per rimanere come sempre subalterno alla volontà imperialistica di Washington, come del resto si conviene a una colonia senza dignità. Putin ha detto che in Italia non vi è la russofobia da cavernicoli. In questo caso forse il presidente russo sbaglia, poiché in Italia di russofobia da cavernicoli ve ne è ad abundantiam. Ricordate quando una nota università propose di mettere al bando Dostoevskij? E quando in una città italiana venne annullato il concerto diretto da un russo? E molti altri esempi simili si potrebbero citare a sostegno dell’esistenza di una russofobia da cavernicoli nel nostro paese.

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Di admin